venerdì 22 febbraio 2008


21 Febbraio: Giorno della Dignità
( comunicato inviato dalla Comunità di Pace di Sna José de Apartadò )

La paura, la disperazione, la disillusione, la rabbia, il dolore e l’impotenza sono stati i sentimenti che ci hanno pervaso durante questi ultimi tre anni. L’assenza dei nostri compagni assassinati dall’esercito il 21 febbraio del 2005, ci colpisce quotidianamente l’anima. I portatori di morte, coloro che hanno tolto la vita a Luis Eduardo, Bellanira, Deiner, Santiago, Sandra, Alfonso, Alejandro e Natalia continuano a vivere nella totale impunità, la stessa che ha regnato per numerosi decenni in Urabà e che consente a questi stessi assassini, di continuare ad ammazzarci e a chiamarci “guerriglieri” mentre ci uccidono perché loro sanno che lo Stato e le sue Istituzioni sono pronte quotidianamente a coprire, proteggere le loro azioni di sterminio contro la Comunità. Ma la devastazione di questi ultimi tre anni, che continua a portarci ogni giorno il sangue e la morte di contadini e contadine, è superato da qualcosa che noi chiamiamo “dignità”, che consiste nella negazione categorica della morte e dei suoi seminatori, e nell’azione di contrasto che parte dalla Vita quotidiana, il poter cercare di creare uno spazio alternativo e diverso che molto spesso non riusciamo a fare ma che dall’alba fino a notte cerchiamo di realizzare. La dignità si fa palpabile a partire da questa ricerca, perché il futuro dei nostri figli sia differente e perché sia diverso da quello che viviamo quotidianamente, a partire da quello che possiamo fare come uomini e donne che davvero cercano la Vita. Il senso della Memoria si vede in questo avvicinamento alla Dignità, anche perché il sogno di un mondo diverso è stato pensato, lottato e vissuto da molti uomini e da molte donne all’interno della Comunità ma che proprio per questo motivo sono stati assassinati. Mantenere questa fermezza e questa convinzione, questa coscienza in un mondo dove la Vita non ha valore, è ciò che noi chiamiamo Dignità. La costruzione di tale Dignità indubbiamente ha un cammino molto più difficile, a volte stancante con gli occhi di un assurdo individualismo, ma crediamo che la Memoria dei nostri compagni ci possa dare la forza per non tornare indietro, per continuare nella speranza che la Vita vissuta con Dignità sia una realtà per il nostro Paese e per le comunità che vivono in mezzo alla guerra. Questi tre anni rappresentano la coniugazione della disperazione e della Dignità, la disperazione per il fatto di vedere che tutto è uguale peggiorato, una regione in mano al paramilitarismo nella sua legittimazione, uno stato nella sua totalità al servizio di una logica di morte, caratterizzato da una realtà di stermini e da meccanismi di azione che continuano uguali e intatti a quelli di tre anni fa. Ma la Dignità continua dandoci la forza per camminare, se pur tra i blocchi economici a cui siamo sottomessi, tra le minacce, tra l’impunità e gli assassini; noi ci opponiamo a cedere lo spazio ai seminatori del terrore e per questo, nonostante la presa della terra da parte dei paramilitari, continuiamo a resistere civilmente nelle nostre terre, con logiche organiche di indipendenza alimentare, con un’educazione per la Vita e con un’economia al servizio della Comunità con azioni di solidarietà. E’ proprio a partire da questo gioco/combinazione di sentimenti che noi abbiamo organizzato un ritorno (alle nostre terre) ossia in mezzo al conflitto armato, alla scarsità di risorse, all’angoscia, ma anche alla speranza, quella che ci proviene da molte persone che credono nel nostro processo e che con le loro lettere, con il loro coraggio, con le loro preghiere, con la loro presenza e con tante altre manifestazioni di vita che fanno quotidianamente, ci dicono che stanno camminando insieme a noi e che anche nell’oscurità, vale la pena continuare ad accendere piccole luci di speranza. Inizialmente saranno 5 famiglie della Comunità a tornare a Mulatos, non abbiamo potuto realizzare maggiori infrastrutture affinché possano andare più famiglie, speriamo di poter continuare. Queste famiglie si uniscono a tante altre famiglie che camminano insieme a noi e che ben presto chiameremo “zone umanitarie” (Rodozali, Sabaleta, El Venado, Las Monas, La Hoz), le quali vivono rischi e pericoli imminenti contro la loro vita di fronte all’operare congiunto dei paramilitari e della forza pubblica nella zona di Nuova Antioquia. Nuovamente rinnoviamo il nostro ringraziamento per la solidarietà che ci proviene da tanti uomini e tante donne che anche se non si troveranno con noi il prossimo 21 di febbraio accompagnandoci nel nostro ritorno (alle nostre terre), comunque i loro cuori saranno ugualmente uniti in ogni singolo battito ai nostri cuori diventando uno solo che palpita vita e dignità.
(traduzione Alessandra Putzu)

COMUNITÀ DI PACE DI SAN JOSÉ DE APARTADÓ, Antioquia , Colombia http://www.cdpsanjose.org/

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