sabato 19 ottobre 2013

Cittadinanza onoraria alla Comunità di Pace di San José de Apartadó e al difensore dei diritti umani Javier Giraldo Moreno s.j.

 La Città di Narni concede la

Cittadinanza onoraria
alla Comunità di Pace di San José de Apartadó ( Urabá, Colombia)
e al difensore dei diritti umani Javier Giraldo Moreno, s.j.

 1999 -2013 quattordici anni di impegno per  la difesa dei diritti umani e con le vittime del conflitto colombiano

Narni, Sala Consiliare – 25 ottobre 2013- ore 17,30

“ Molta gente ci domanda come abbiamo potuto sopportare e continuare a sopportare, però noi gli rispondiamo, noi non sopportiamo, resistiamo, perché la resistenza ha un significato più profondo del sopportare, la resistenza implica la possibilità di costruire un altro mondo alternativo alla logica della morte, ed è per questo che viviamo ed abbiamo coscienza che ogni colpo che riceviamo può solo meritare una risposta civile  come comunità,  dando vita ad un mondo diverso  da quello della morte, questa è la logica con la quale lavoriamo, questa è la logica della nostra resistenza, questa è la logica che ci ha permesso di rimanere qui per tanti anni e che ci conserva con tanta forza, ora più che mai. (…)” Dalla e per la possibilità di un mondo diverso, Comunità di Pace di San José de Apartadó, novembre 2004

Quattordici anni di cammino solidale al fianco della comunità campesina di San José de Apartadó per condividere il suo processo di costruzione della pace dal basso e per  riscoprire nella nostra Città forme e sentimenti  di Comunità                                                                            
 Durante questi 14 anni ( 1999-2013) il lavoro congiunto del Comune di Narni e della Rete Italiana Colombia Vive! ha  consentito alla Comunità di San Josè de Apartadó di proseguire nel suo percorso di costruzione della pace dal basso, superando il dolore per la perdita di più di 200 membri della Comunità uccisi per mano degli attori armati ( Esercito Guerriglia e paramilitari) e di oltre 600 violazioni ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale che si configurano, per la forma reiterata nella quale si presentano, come delitti di lesa umanità; assicurato annualmente la presenza di un delegazione europea in loco  favorendo la partecipazione dei membri della Comunità agli eventi internazionali orientanti alla pace con giustizia, alla nonviolenza, alla difesa del territorio e dei beni comuni; mantenuto costantemente in questi anni  un registro sulle violazione ai diritti umani e diritto umanitario internazionale perpetrate ai danni dei membri della comunità di pace; apertura del dialogo diretto con le Autorità colombiane sia civili che militari; ha consentito  l’inserimento nelle agende delle Commissioni parlamentari dei Diritti Umani ( Camera e Senato) e del Parlamento Europeo, delle problematiche della società civile colombiana all’interno del Conflitto armato;
ha promosso  il diritto dei Difensori dei Diritti Umani in Colombia a difendere i diritti umani, ha favorito la discussione di  6(sei) tesi universitarie sulla Comunità di Pace di San José de Apartadó e sui  processi di costruzione di pace dal basso in Colombia; ha costruito  virtualmente una Rete Europea di appoggio alle Comunità di Pace e in resistenza civile Colombiane, composta da associazioni ed enti locali, ponendo le basi per un gemellaggio europeo tra alcune di queste realtà, come il Comune di Westerlo ( Belgio) Alburquerque e Burgos ( Spagna)  ( progetto del Comune di Narni del settembre 2007: Europe for citizens programme 2007-2013”. Bando europeo  per favorire l’incontro tra città  e cittadini europei Co-financed by the European Union within the programme "Europe for Citizens" 2007 – 2013;  Town twinning, Action 1, Measure 1.1. Citizens’ Meetings)

La Comunità di Pace  di San José de Apartadó, si trova nella giurisdizione di San José de Apartadò, la più grande per estensione del Comune di Apartadò, nella regione di Urabà, al nord ovest della Colombia, confine con il Panama. La sua ubicazione, porta di ingresso  della catena montuosa di Abibé, fa di questa zona un punto strategico per gli attori armati del conflitto (Esercito, Paramilitari e Guerriglia), dal momento che l’Abibé permette il passaggio verso i dipartimenti di Cordoba , Chocò e Antioquia. Su questa zona esistono forti interessi economici , come ad esempio la costruzione di un canale secco, parallelo al canale di Panama, tanto desiderato dalle multinazionali, lo sfruttamento delle miniere di carbone e del legno che in questa zona è molto pregiato e si trova in grande quantità. La Comunità si è dichiarata Comunità di Pace nel 1997 decisa a far rispettare il suo status di popolazione civile che rifiuta di essere coinvolta nel conflitto armato. La sua popolazione è essenzialmente contadina e vive dislocata in diverse veredas ( villaggi)alcune delle quali sono state organizzate come zone umanitarie per contrastare il fenomeno del desplazamiento ( sfollamento forzato interno). Il loro sostentamento è dato essenzialmente dalla coltivazione del banano baby e del cacao che con difficoltà riescono a commercializzare,  e dalla coltivazione di cereali e frutta che serve al loro auto sostentamento. Il lavoro è basato sul principio  comunitario ed è organizzato in oltre 55 gruppi di lavoro. Gli impegni liberamente assunti e contenuti nella Dichiarazione di Comunità di pace sono:
-          non partecipare alla guerra in modo diretto o indiretto;
-          non portare né detenere armi;
-          non dare appoggio e informazioni alle parti in conflitto,
-          denunciare tutte le violazioni  e aggressioni subite da qualsiasi delle parti in conflitto;
-          impegnarsi a partecipare nel lavoro comunitario;
-          combattere l’ingiustizia e l’impunità.
Difendere questi principi ed il territorio dove vivono è costato alla Comunità dal 1997 ad oggi più di 200  morti ed oltre 650 violazioni ai diritti umani e al diritto umanitario internazionale.


Javier Giraldo Moreno, sacerdote gesuita, è direttore della Banca Dati sui Diritti Umani del CINEP. Tribunale Permanente dei Popoli della Fondazione Lelio e Lisli Basso ISSOCO, Segretario esecutivo della Commissione Intereclesial Justicia y paz della Colombia (1988-1999), Coordinatore del Tribunale Permanente dei Popoli sui crimini di lesa umanità in America Latina ( 1988 – 1991), accompagna in Colombia diverse comunità nella resistenza civile alla guerra. Da oltre 25 anni, padre Javier Giraldo, ha scelto di lavorare in uno dei campi più difficili che ha la Colombia: la difesa dei diritti umani. La sua vicinanza a diverse comunità gli  ha permesso di conoscere di prima mano testimonianze che narrano come, principalmente nelle zone rurali, il conflitto si è impadronito della vita dei suoi abitanti. La sua voce di denuncia ferma e le sue azioni categoriche in difesa dei diritti umani e dei settori più emarginati della popolazione gli hanno valso una persecuzione costante da parte dei settori militari fino ad essere minacciato di morte con dei graffiti apparsi il 22 aprile 2012 in diversi luoghi di Bogotà. Sicuramente queste minacce sono una risposta al suo indeclinabile impegno al fianco delle vittime della violenza  in Colombia  e alla lotta all'impunità. Dalla sua costituzione, 23 marzo 1997, accompagna la Comunità di Pace di San José de Apartadó e la rappresenta davanti alle autorità governative colombiane ed agli organismi intergovernativi dei diritti umani. 

“E' un errore credere che nonviolenza sia pace, ordine, lavoro e sonno tranquillo, matrimoni e figli in grande abbondanza, nulla di spezzato nelle case, nessuna ammaccatura nel proprio corpo. La nonviolenza non è l'antitesi letterale e simmetrica della guerra: qui tutto infranto, lì tutto intatto. La nonviolenza è guerra anch'essa o, per dir meglio, lotta, una lotta continua contro le situazioni circostanti.”    A.Capitini














giovedì 18 aprile 2013

Indagati due Generali dell'Esercito Colombiano per il Massacro della Comunità di Pace di San José de Apartadó del 21 febbraio 2005


Colombia: Militari a giudizio per Massacro
dovranno rispondere per i fatti relativi all'omicidio di otto persone del 21 febbraio 2005
I militari sono due generali dell'Esercito nazionale della Colombia, ascritti alla XVII Brigata, Héctor Jairo Fandiño e Luis Alfonso Zapata, chiamati a giudizio  dalla Procura Nazionale per responsabilità nel massacro della Comunità di Pace di San José de Apartadó del 21 febbraio 2005. La Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!  nell'ottobre 2005, con una delegazione iternazionale,  della quale faceva parte anche l'ex eurodeputato Vittorio Agnoletto, ha incontrato per un colloquio ufficiale il generale Luis Alfonso Zapata, nella sede della XVII Brigada, appunto per chiedere che venisse fatta giustizia sul massacro del 21 febbraio 2005. Lui ci confermò che la Procura Generale aveva prove tecniche inconfutabili che il massacro era stato compiuto dalla guerriglia delle FARC; insinuò che Luis Eduardo Guerra, massacrato quel giorno insieme a suo figlio Deiner di 11 anni e alla sua compagna di 17, era un miliziano delle Farc che voleva smobilitarsi. Noi reagimmo con forza dicendo che Luis Eduardo Guerra era líder storico della Comunità, riconosciuto internazionalmente  per la sua lotta nonviolenta contro le aggressioni dello stato colombiano e del parastato e che era vergognoso infangare la sua memoria. Insinuò anche che gli aiuti internazionali che arrivano alla Comunità dalle organizzazioni internazionali, erano una copertura per gli aiuti alla guerriglia. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e che si rompa dopo tanti anni il circolo vizioso dell'impunità.  A seguire la traduzione dell'artico apparso ieri su El Espectador.com

Celebrazione della Comunità di Pace di san Josè di Apartadó per i 10  anni di nascita della Comunità, portando a palla 200 bare di cartone per ricordare le 200 vittime che hanno difeso con la loro vita il processo comunitario
Da El Espectador, 17 aprile 2013 ( traduzione a cura della Rete Italiana Colombia Vive!, segue l'articolo in   Spagnolo - sigue articulo en español) 

L'Unità dei Diritti Umani della Procura Generale della Nazione ha chiamato in giudizio i  generali Héctor Jairo Fandiño e Luis Alfonso Zapata per la loro presunta partecipazione e responsabilità nei fatti relativi alla morte di otto persone nella così detta  "LA MASSACRE DE LA COMUNIDAD DE PAZ DE SAN JOSE' DE APARTADO' "
Nelle commissioni giudiziali che sono state programmate per giovedì e venerdì prossimi  i due Generali della Repubblica dovranno rispondere sulla loro presunta responsabilità per le accuse di "Associazione a delinquere" e "omicidio in persone sotto protezione" ( vedi  Lo Stato ha responsabilità nel massacro di San José de Apartadó).
I due ufficiali ascritti alla Brigada XVII ( e non XVIII n.d.t.) risponderanno inoltre per le presunte omissioni che si sono verificate rispetto al fatto che la popolazione avevano denunciato una aggressione militare contro di loro.
Secondo le prove testimoniali raccolte, tra le quali quelle dei paramilitari smobilitati, si indica che 60 uomini armati al comando di Diego Fernando Murillo Bejarano alias "Don Berna" hanno potuto contare sull'accompagnamento e consulenza di un gruppo di militari che operavano nella zona.
Allo stesso modo, alias Don Berna, ha manifestato in una commissione giudiziale che gli uomini del Bloque Heroes de Tolová hanno realizzato la mattanza con la collaborazione di truppe dell'Esercito.
I fatti sono accaduti il 21 febbraio del 2005 nelle veredas di Mulatos Medio e Resbalosa quando un gruppo di paramilitari hanno ucciso otto persone, tra di loro tre bambini che sono stati decapitati. per il massacro di San José de Apartadó sono stati condannati sei militari e 18 paramilitari ( vedi Comunità di pace di San José de Apartadó sette anni chiedendo giustizia)
Fonte: El Espectador.com


Foto: Jesús Abad Colorado-‘El Tiempo’

Tendrán que responder por los hechos que rodearon el asesinato de ocho personas el 21 de febrero de 2005.


La Unidad de Derechos Humanos de la Fiscalía General citó a indagatoria a los generales Héctor Jairo Fandiño y Luis Alfonso Zapata por su presunta participación y responsabilidad en los hechos que rodearon la muerte de ocho personas en la llamada Masacre de La Comunidad de Paz de San José de Apartadó.
En las diligencias judiciales que fueron programadas para el jueves y viernes los dos generales de la República tendrán que responder por su presunta responsabilidad en los delitos de concierto para delinquir y homicidio en persona protegida. (Ver 'Estado tiene responsabilidad en la masacre de San José de Apartadó')
Los dos oficiales adscritos a la Brigada XVIII responderán además por las supuestas omisiones que se habrían presentado puesto que los pobladores habían denunciado una arremetida paramilitar en su contra.
Según las pruebas testimoniales recolectadas, entre las que se destacan la de paramilitares desmovilizados, se indican que 60 hombres armados al mando de Diego Fernando Murillo Bejarano, alias ‘Don Berna’ contaron con el acompañamiento y la asesoría de un grupo de militares que operaban en la zona.
Igualmente, alias ‘Don Berna’ manifestó en una diligencian judicial que los hombres del bloque Héroes de Tolová realizaron la matanza con la colaboración de tropas del Ejército.
Los hechos se registraron el 21 de febrero del año 2005 en las veredas Mulatos Medios y La Resbalosa cuando un grupo de paramilitares asesinaron a ocho personas, entre ellos tres niños quienes fueron degollados.
Por la masacre de Aparatadó han sido condenados seis militares y 18 paramilitares. (Ver Comunidad de Paz de San José de Apartadó, siete años clamando justicia)
Por: Elespectador.com

lunedì 15 aprile 2013

Si continua ad attentare alla vita nella Comunità di Pace di San José de Apartadó


¿Hasta cuando?

Nonostante la Corte Costituzionale colombiana abbia ordinato con il suo decreto 164/12 a varie istituzioni dello Stato colombiano di correggere e riparare alle gravi violazioni che  in 16 anni hanno  perpetrato contro la  Comunità di Pace di San José de Apartadò, il  12 aprile  abbiamo ricevuto nuovamente notizie molto preoccupanti  da questa comunità campesina che da 12 anni accompagniamo a livello internazionale  per aumentare il livello della loro protezione e del processo di costruzione della pace dal basso che da 16 anni stanno portando avanti in Colombia. In sole 70 ore sono stati uccisi  in maniera violenta due giovani della provincia di San Josè de Apartadó,   senza considerare l'aumento spaventoso del controllo da parte dei paramilitari del territorio,  la zona è completamente militarizzata mantenendo la popolazione civile in mezzo al fuoco incrociato.

Il 6 aprile, intorno alle 18,30, nella zona La Sucia, della provincia di San José de Apartadó, è stato assassinato AUGUSTIN MORA SUCERQUIA di 22, da due persone sconosciute, probabilmente paramilitari. E' da sottolineare che nella zona c'è una massiccia presenza della forza pubblica che lo stesso giorno, quasi alla stessa ora dell'omicidio, aveva allestito un posto di blocco illegale  dove controllavano tutti i passanti. Questo rivela, come tante altre volte è accaduto, una chiara connivenza tra la forza pubblica e i paramilitari.

Il 9 aprile , verso le 16,45 l'Esercito nazionale ha assassinato violentemente il giovane CARLOS ANDRES  TORRES BORJA di 20 anni nella località Caracolì, lungo la strada tra Apartadó e  la Comunità di San Josecito dove fanno presenza i militari iscritti alla XVII Brigada del municipio di Carepa. Carlos Andres era un umile agricoltore e mentre stava rientrando a casa sul suo cavallo, è stato brutalmente ucciso con vari colpi di arma lunga  alla testa da membri dell'Esercito. Lascia la sua compagna incinta di 5 mesi.

Queste azioni erano già state annunciate sia da militari che da paramilitari nella regione, che costantemente hanno minacciato di morte i contadini e i membri della Comunità se non si fossero sottomessi ai loro ordini.







venerdì 24 luglio 2009

“HAGAMOSLE MINGA A LA MINGA”: MISION ENTERNACIONAL DE APOYO A LAS COMUNIDADES EN RESISTENCIA CIVIL COLOMBIANAS

Colombia, 26 Julio – 15 Agosto 2009

Iniciativa realizada en el marco del 5° Foro Internacional sobre resistencia noviolenta (4 y 5 de Agosto, Universidad del Quindío, Armenia, Colombia)

Este año, la delegación internacional organizada por la Rete italiana di Solidarietà Colombia Vive!, además de visitar algunas comunidades en resistencia civil colombianas y reunirse con organizaciones sociales, con autoridades gubernamentales e intergubernamentales responsables de la vigencia de los derechos humanos en el país, realizará, conjuntamente con la Universidad del Quindío y la Diócesis de Armenia, el 5° Foro Internacional Colombia Vive!, os días 4 y 5 de Agosto en la sede de la Universidad del Quindío.
El Foro internacional, a ocho años de su constitución, mantiene come propósito fundamental la difusión de la problemática y de las propuestas de vida alternativa promovidas por las Comunidades de Paz y las Comunidades en Resistencia Civil Colombianas. Hasta ahora, el Foro ha sido realizado en Italia en las ciudades de Treviso (2001 y 2007), Terni (2003) y Cascina (2005), en el marco de la Asamblea del ONU de los Pueblos y de la Marcha por la Paz Perugia - Asís. En estos encuentros hemos profundizado el nivel de conocimiento de la situación sociopolítica de Colombia y la realidad de las Comunidades que buscan defender la vida y el territorio a través de la práctica cotidiana de la resistencia civil nonviolenta.
La gravedad de las denuncias que nos llegan recientemente, come aquella de “los falsos positivos” y las interceptaciones telefónicas que ilegalmente se están realizando en el país, nos impulsan e reforzar la protección de las Comunidades de Paz por parte de las organizaciones internacionales. Por este motivo, hemos decidido este año, acompañar la iniciativa promovida por la Universidad del Quindío, garantizando la participación de la comunidad internacional al 5° Foro internacional Colombia Vive!, con el propósito de proseguir una acción de difusión en Italia en la próxima Asamblea de la ONU de los Pueblos.


Objetivos de la delegación


1. Reforzar la relación de amistad y solidaridad con las comunidades y organizaciones sociales que en Colombia y otros países de América Latina, llevan a cabo procesos de resistencia noviolenta a la guerra y a las manifestaciones más dramáticas del neoliberalismo, y construyen alternativas para la defensa de la vida y la dignidad.

2. Crear un espacio de reflexión conjunta, sobre el sentido y los métodos de la resistencia noviolenta a los problemas fundamentales que en Colombia y en el mundo entero, comprometen la vida y la dignidad, a través de la realización de un Foro Internacional sobre este tema.
3. Dialogar con las principales autoridades responsables de los derechos humanos en Colombia y con los representantes de la ONU y la Unión Europea en Bogotá, sobre temas de suma gravedad como los llamados falsos positivos y las interceptaciones telefónicas ilegales a magistrados, periodistas, líderes políticos de oposición, organizaciones sociales y de defensa de los derechos humanos como la Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò y el Colectivo de Abogados Josè Alvear Restrepo.
4. Ampliar el conocimiento general de la crisis colombiana y de las propuestas sociales y políticas favorables al fortalecimiento de la democracia y de la construcción de la paz con justicia social, a través del encuentro con representantes de organizaciones sociales y de defensa de los derechos humanos.
Participantes
En la delegación participarán representantes de ayuntamientos, iglesias, medios de comunicación y organizaciones sociales de Bélgica e Italia.

Programa

Domingo 26 julio Salida y llegada a Bogotá
Lunes 27 julio En la mañana: Encuentro con embajadas
En la tarde: Encuentro con el Colectivo José Alvear Restrepo y otras organizaciones sociales y de defensa de los derechos humanos. Encuentro con Oficina del Alto Comisionado Onu para los Derechos Humanos y con Oficina de la Comisión Europea en Bogotá.
Martes 28 julio Encuentros institucionales con autoridades nacionales responsables de la vigencia de los derechos humanos en Colombia.
Miercoles 29 julio Viaje a la Comunidad de Paz de San José de Apartadó
Domingo 2 agosto Viaje a la ciudad de Armenia, región del Quindío
Lunes 3 agosto Experiencias de desarrollo endógeno en el Quindío
Martes e miércoles 4 e 5 agosto Foro internacional sobre resistencia noviolenta – Colombia Vive! –, sede Universidad del Quindío.
Jueves 6 agosto Visita al monumento a las víctimas de Trujillo, (región del Valle del Cauca) y viaje al territorio de la Asociación de Cabildos Indígenas del Norte del Cauca, ACIN (región del Cauca): Municipios de Toribio, Jambalò y Caldono
Jueves 13 agosto Regreso a Bogotá, evaluación general de la misión.
Viernes 14 agosto 2° encuentro con las embajadas representadas en la delegación
Sábado 15 agosto Regreso a Europa

Información: Asociación Colombia Vive!
Rete Italiana di solidarietà con le Comunità di Pace Colombiane
reteitalianadisolidarieta@gmail.com

sabato 11 luglio 2009

Tutti siamo Molano

Il prossimo 15 luglio alle 09:00, ci sará l’udienza finale nel processo che per ingiuria e calunnia si realizza a Bogotá contro il giornalista, sociologo ed scrittore Alfredo Molano. In quel giorno, il giudice David Ernesto Vega Rincón annuncerà la sua decisione in un giudizio orale.
L’udienza è pubblica e avrà luogo alla Corte Penale Municipale di Bogotá, situata nella Carrera 29 No. 18A-67 (Juzgados de Paloquemao), Blocco C, Piano 4, Aula 2.

Nell’udienza, la Fiscalía esporrà inizialmente le sue accuse.

Successivamente interverrà la diffesa di Molano, appoggiata sulle argomentazioni dell’ex vicepresidente di Colombia Humberto de la Calle Lombana, dell’ex presidente della Corte Constitucional y dell’ex candidato alla presidenza di sinistra Carlos Gaviria Díaz, dell’ex direttore del servizio di intelligence civilel (D.A.S. in sigla) e l’editorialista del quotidiano El Espectador Ramiro Bejarano Guzmán e del poeta Juan Manuel Roca Vidales, Premio Nazionale di Poesia, Premio José Lezama Lima concesso dalla Casa delle Americhe, da Cuba, e Premio Casa de América de Poesía Americana, della Spagna.
Esporranno in difesa di Molano anche i periti Adriana Camacho, esperta di grammatica, il linguista Pablo García e il giornalista Alberto Salcedo Ramos, che ha conquistato questo mese il Premio Excelencia Periodística 2009, concesso dalla Soceità Interamericana di Stampa.

Antecedenti del giudizio contro Molano

Lo scorso 11 de marzo si è conclusa l’udenza preparatoria di questa azione penale contro l’autore del pezzo giornalistico “Araújos et al”, pubblicato il 25 febbraio del 2007 nel quotidiano di Bogotà El Espectador.

Molano ha pubblicato “Araújos et al” quando la Corte Suprema di Giustizia ha iniziato ad allentare il cordone ombelicale che unisce i capi elettorali della Costa Atlantica con i loro rispettivi capi paramilitari.

“Araújos et al” fa da breve resoconto storico di quello che è stato, fin dai tempi del Colonialismo, il dominio economico, politico e sociale del notablato in questa regione del nord della Colombia.

Quattro giovani membri del clan Araújo del dipartimento del Cesar, nella regione atlantica, hanno affermato che le opinioni di Molano, scrittore pubblico, hanno fatto allusione a loro e hanno fatto ricorso alla Fiscalía General de la Nación (al Pubblico Ministero) per cercare di far tacere un punto di vista differente dal loro.
La domanda per calunnia e ingiuria rivolte contro Molano cercano di ottenere un precedente giuridico che ristabilisca il delitto di opinione in Colombia. Cerca di addomesticare la stampa, coartando la sua iniziativa e la sua creatività, al fine di poter addomesticare l’opinione pubblica, un precedente che, al suo fiorire, sfocerà in un’inevitabile dittatura.

In Colombia si sta facendo strada la consuetudine di cercare d’intimidire, attraverso ricorsi giuridici, i giornalisti e i difensori di diritti umani le cui opinioni e le cui denunce risultino scomode per la buona immagine che alcuni settori della classe dirigente vogliono proiettare di loro stessi.

Coincidenze inquietanti

Il giudizio che si avanza contro Alfredo Molano registra alcune inquietanti coincidenze.
Il 17 aprile, un fiscal (pubblico ministero -PM) specializzato dell’Unità Nazionale contro il Sequestro e l’Estorsione ha pronunciato l’accusa per presunto sequestro estorsivo aggravato contro l’ex governatore del Cesar, Álvaro Araújo Noguera, e suo figlio, l’ex senatore Álvaro Araújo Castro, familiare prossimo di coloro che avanzano la denuncia contro contra Molano.

Il PMha affermato che entrambi i membri del clan Araújo sarebbero stati denunciati davanti alla Corte per sequestro e, in coincidenza con questa decisione, l’udienza finale di giudizio nel caso contro Molano, che era prevista inizialmente per il 22 aprile, è stata sospesa due volte.
Il 4 luglio, un PM delegato di fronte alla Corte Suprema di Giustizia ha esonerato due politici per le accuse di sequestro. Araújo Noguera è stato liberato, tuttavia l’ex senatore Araújo Castro continua ad essere in carcere per i suoi presunti legami con i paramilitari.

Due giorni dopo questa decisione è stata convocata l’udienza di fine giudizio contro
Molano, che è stata fissta per mercoledi’ 15 luglio.


Principi giuridici

Secondo l'eminente giurista Carlos Rodriguez- Mejia, consulente di diritti umani, la tipicizzazione dell'ingiuria e della calunnia che si fa in Colombia, è in contraddizione con il principio di legalità e con la libertà d'espressione riconosciute dalla Convenzione
Americana sui Diritti Umani, soprattutto per quello che è affermato nell'articolo 13 di detta Convenzione.

L'articolo 13 della Convenzione, inerente alla Libertà di Pensiero e d' Espressione, stabilisce che " ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero e di espressione. Questo diritto comprende la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee di ogni tipo", anche se poi soggette a responsabilità stabilite dalla legge.

In Colombia queste responsabilità sono penali, e non civili.

"Secondo la giurisprudenza della Corte Interamericana sui Diritti Umani", ha ricordato Rodriguez- Mejia, " in una società democratica le sanzioni penali per i giornalisti si possono assumere solo come misura ultima ed estrema", ed in modo tale "che non contravvengano alla libertà d'espressione nè alla libertà d'opinione e di critica a queste inerente".

Il giurista Rodriguez-Mejia, il quale segue, per il Sistema Interamericano di Giustizia, vari dei casi più delicati occorsi in Colombia, ha anche sottolineato che" il giornalista non è dovuto a dimostrare che le sue affermazioni sono certe, ma solo che ha fatto un ragionevole sforzo per
sostenere le sue affermazioni".

" Nel caso di Alfredo Molano, la sua traiettoria e le spiegazioni che ha fornito dimostrano questo ragionevole sforzo", ha aggiunto Rodriguez -Mejia, e rivelano che " la sua intenzione non è stata quella di addossare a terzi condotte delittuose nè quella di diffamare nessuno".

Secondo il giurista, l'intenzione di Molano, nello scrivere l'articolo oggetto dell'istanza, è stata quella di tirare in ballo, in un contesto politico determinato, alcune annotazioni, risultato delle sue osservazioni di storico e sociologo.

Per questo il giudizio contro Molano è un giudizio contro le sue opinioni e " non si può accettare che un'opinione sia oggetto di sanzioni".

La Federazione Colombiana dei Giornalisti, FECOLPER, ed il Centro di Solidarietàdella Federazione Internazionale dei Periodisti, CESO-FIP, nella sua relazione del 2008, registrano che " l'incalzamento giudiziario continua ad essere uno dei principali fattori di autocensura e di pressione diretta nei confronti dei giornalisti, allo scopo di limitarne le indagini. In Colombia va diffondendosi la pratica di pressioni ai giornalisti per mezzo di azioni giudiziarie, come
denuncie penali o calunnia o ricorso alla difesa (azione di tutela) . Senza dimenticare di indagini contro giornalisti per presunti vincoli con gruppi armati illegali, svolte a scopo d'intimidazione".

La FECOLPER e la FIP stanno anche promuovendo un progetto di legge per il quale la calunnia e l'ingiuria escano dall'ambito penale e passino a quello delle responsabilità civili, ed avvertono che " la penalizzazione dell'ingiuria e della calunnia hanno portato in molti casi a un non pronunciamento dell'opinione pubblica".

" Quando si diffonde un'informazione falsa o inesatta che possa danneggiare una persona o un gruppo di persone, si produce l'obbligo civile di riparare i danni causati e il dovere costituzionale di rettificare", riconoscono entrambe le organizzazioni di giornalisti, "ma comunque la penalizzazione dell'ingiuria e della calunnia non è necessaria".

L'obbligo dello Stato di proteggere i diritti dei cittadini viene compiuto in modo soddisfacente stabilendo una protezione contro gli attacchi intenzionali all'onore e al buon nome senza bisogno che lo Stato ricorra al diritto penale", dichiarano anche le due Federazioni.

In Colombia, secondo la Costituzione, non esiste la censura preventiva. Nel caso, il giornalista deve rispondere di quello che ha scritto dopo che l'informazione sia stata diffusa, il che è coerente con quanto affermato dal menzionato articolo 13 della Convenzione Americana e con i principi 5 e 7 della DICHIARAZIONE DEI PRINCIPI SULLA LIBERTA' d'ESPRESSIONE, che fanno parte della legislazione interna o blocco costituzionale.

La Dichiarazione dei Principi è stata adottata dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani della OEA, a tergo della Relazione Speciale per la Libertà d'Espressione.

Il Principio n.10 di questa Dichiarazine stabilisce che:" La protezione della reputazione deve essere garantita solo per via di sanzioni civili, nel caso che la persona offesa sia un funzionario pubblico o persona pubblica o particolare che si sia inserita volontariamente in questioni d'interesse pubblico. Inoltre, in questi casi, deve essere provato che la diffusione delle notizie del comunicatore abbia avuto l'intenzione d'infliggere danno o pieno conoscimento del fatto che si stavano diffondendo notizie false o che si sia agito con manifesta negligenza nella ricerca della verità o falsità delle stesse".

lunedì 6 luglio 2009

L'Aquila: “Forum per la ricostruzione sociale”

7 luglio, ore 10-18

Martedì prossimo 7 luglio si terrà a L'Aquila, promosso da cittadini, associazioni, sindacati e territori, un forum dedicato ai temi della ricostruzione sociale, declinata a partire da diritti, lavoro, sicurezza, trasparenza, difesa di territori e ambiente, in una sola parola: dalla democrazia.

Il Forum sarà la risposta dei movimenti e della società civile all'illegittimità del G8, e sarà lo strumento per esprimere sostegno attivo e solidarietà ai cittadini e alle cittadine de L'Aquila vittime del terremoto e della speculazione che prima e dopo il 6 aprile è stata e continua ad essere compiuta sulla pelle degli aquilani e delle aquilane.

La gestione dell’emergenza in Abruzzo, così come della crisi provocata dalle politiche del G8, giornalmente impoverisce le persone, distrugge posti di lavoro, fa chiudere aziende, erode diritti e patrimonio ambientale in tutto il territorio nazionale.

Le scelte del governo Berlusconi, così come quelle del G8, evidenziano gli errori di un modello di sviluppo che non fa i conti con i limiti delle risorse del pianeta e con la sostenibilità sociale delle sue politiche.

Solo attraverso la partecipazione, l’inclusione e l’allargamento della democrazia si può ricostruire socialmente ed economicamente L’Aquila come tutti quei territori, quelle comunità e quei paesi colpiti dalla crisi.

Promuovono:

Ass. A Sud, Rete 3e32, Collettivo 99, Epicentro Solidale, Ass. La Ciudad, Conferenza dei Comitati Cittadini, UdU, FILCEM-CGIL PROVINCIALE L'AQUILA, FILLEA-CGIL PROVINCIALE L'AQUILA, FIOM-CGIL ABRUZZO, FIOM-CGIL PROVINCIALE L'AQUILA, FLAI-CGIL Provinciale L'Aquila, FP-CGIL ABRUZZO, NIDIL-CGIL ABRUZZO, BRIGATE DELLA SOLIDARIETA' ATTIVA, Rete Nuovo Municipio, Abruzzo Social Forum, Lunaria


Info e contatti stampa:
maricadipierri@asud.net Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
348 6861204


Per adesioni:
ricostruzionesociale@gmail.com Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.


PROGRAMMA



FORUM PER LA RICOSTRUZIONE SOCIALE
diritti, lavoro, saperi e democrazia

Piazza 3e32, via Strinella, L'Aquila


ore 10.00 - 13.00
Emergenza e democrazia


ore 14.00 - 18.00
Crisi ed emergenza: Quale ricostruzione?


Interverranno fra gli altri:

Alex Zanotelli
Gianni Rinaldini, FIOM CGIL
Sergio Ciancaglini, Argentina
Paul Marquet, Perù
Giuseppe De Marzo, A Sud
Pierluigi Sullo, Carta
Presidio No Dal Molin
Movimento No Tav
Presidio contro la discarica di Chiaiano
Comitati Irpini
Mauro Borromeo
Maurizio Donato, Università di Teramo
Domenica Fininguerra, Stop al consumo del territorio

www.asud.net
www.3e32.com
www.fiomaq.org

giovedì 2 luglio 2009

Lettera al Vicepresidente della Colombia sull'uccisione d'indigeno del Cauca

Rete Italiana di Solidarietà
con le Comunità di Pace Colombiane Colombia Vive! Onlus



Narni, junio 30 de 2009


Doctor
FRANCISCO SANTOS
Vicepresidente de Colombia
Palacio de Nariño, Carrera 8 n.7-26
Bogotà, Colombia
fax. 00 5714442158 – 00571 4442122/45
fsantos@presidencia.gov.co, buzon1@presidencia.gov.co




Respetuoso saludo.
Nuevamente nos dirigimos al señor Vicepresidente para manifestar nuestra enorme preocupación por el asesinato de líderes indígenas en el departamento del Cauca. El pasado 23 de junio, dos encapuchados dieron muerte al comunero MARINO MESTIZO, habitante de la vereda La Esperanza del municipio de Jambalò. El crimen fue perpetrado en la vereda Santa Rita, resguardo de Tóez, Municipio de Caloto, Cauca.
MARINO MESTIZO se desempeñó como Presidente de la Junta de Acciòn Comunal de su vereda, Coordinador del Cabildo Indígena de Jambalò, y actualmente, hacía parte del comité creado al interior del Cabildo, para investigar delitos perpetrados en el territorio indígena como el caso del secuestro de los 7 funcionarios de la Alcaldìa de Jambalò, liberados valientemente por la comunidad en noviembre del año anterior.
De igual modo, MARINO MESTIZO, fue uno de los líderes que encabezò el proceso de Declaratoria de Emergencia Territorial y Humanitaria, a través del cual, las autoridades indígenas emprendieron acciones para limpiar su territorio de laboratorios al servicio del narcotráfico, ubicados en el àrea del resguardo. Igualmente urgieron a milicianos y simpatizantes de grupos armados para que se acogieran a los principios de autonomía y noviolencia de la comunidad indígena, o de lo contrario deberían también desalojar la zona. De la misma manera, MARINO MESTIZO estaba encargado de investigar a milicianos de las Farc, implicados en amenazas contra líderes indígenas promotores de la Declaratoria de Emergencia Territorial y Humanitaria, acción comunitaria que propiciò la destrucción de artefactos explosivos y cocinas para el procesamiento de coca, localizadas en el área rural del municipio de Jambalò.
Otros hechos recientes de agresión denunciados son los siguientes: 24 de junio, atentado contra el comunero de Toribio ALEXIS MASACHIN, quien se desempeñó como Alguacil de su Cabildo; 26 de junio, persecución a dos miembros de la ACIN en jurisdicción de el corregimiento de El Palo; 25 de junio, atentado contra ANGELINO CUETIA, Presidente del Concejo Municipal de Jambalò, en la via que conduce de Toribio a Jambalò. A estos hechos le podríamos sumar otros menos recientes pero igualmente preocupantes como el asesinato del esposo de la Consejera Mayor del CRIC, AYDA QUILCUE, y el ataque contra su hija, en hechos que comprometen a miembros de la fuerza pública.
Como siempre lo hemos hecho señor Vicepresidente, condenamos de manera firme los ataques que todos los actores armados realizan contra la población civil y ratificamos nuestro pleno apoyo a las comunidades que en manera noviolenta y con gran conciencia ciudadana, resisten a las agresiones de los amos de la guerra y proponen proyectos alternativos de vida, que como en el caso de las Comunidades indígenas del Cauca, son ejemplos positivos para la entera humanidad.
Nos preocupa señor Vicepresidente la situación de violencia que victimiza a los indígenas del Cauca, quienes como usted sabe, han recibido importantes premios nacionales e internacionales que los convierten en innegables referentes éticos, que señalan no sólo salidas alternativas al conflicto armado que desangra al país desde hace 50 años, sino también, modos de relación equilibrada con la naturaleza, necesarios hoy para el mundo como nunca antes en la historia.
Agradezco su atención y confiamos en que el asesinato de MARINO MESTIZO no quede en la impunidad y en que se logre desescalar el clima de agresión contra el movimiento indígena en Colombia y especialmente en el departamento del Cauca.
Atentamente,


Dr. Andrea Proietti
Presidente di Colombia Vive!

Con copia a:
Ministro del Interior y de Justicia, Dr. Fabio Valencia Cossio
Ministro de la Defensa (encargado), General Freddy Padilla De Leòn
Director del Programa Presidencial de Derechos Humanos y DIH, Dr. Carlos Franco Echevarria
Fiscal General de la Naciòn, Dr. Mario Iguaràn
Procurador General de la Naciòn, Dr. Alejandro Ordóñez Maldonado
Defensor Nacional del Pueblo, Dr. Volmar Antonio Pèrez Ortiz
Director de la Policia Nacional, General Oscar Adolfo Naranjo Trujillo
Embajador, jefe de la Delegaciòn de la Comisiòn Europea para Colombia y Ecuador, Dr. Fernando Cardesa Garcia
Embajador de Colombia en Italia, Dr. Sabas Pretelt de la Vega
Embajador de Italia en Colombia, Dr. Gerolamo Schiavoni