venerdì 22 febbraio 2008


21 Febbraio: Giorno della Dignità
( comunicato inviato dalla Comunità di Pace di Sna José de Apartadò )

La paura, la disperazione, la disillusione, la rabbia, il dolore e l’impotenza sono stati i sentimenti che ci hanno pervaso durante questi ultimi tre anni. L’assenza dei nostri compagni assassinati dall’esercito il 21 febbraio del 2005, ci colpisce quotidianamente l’anima. I portatori di morte, coloro che hanno tolto la vita a Luis Eduardo, Bellanira, Deiner, Santiago, Sandra, Alfonso, Alejandro e Natalia continuano a vivere nella totale impunità, la stessa che ha regnato per numerosi decenni in Urabà e che consente a questi stessi assassini, di continuare ad ammazzarci e a chiamarci “guerriglieri” mentre ci uccidono perché loro sanno che lo Stato e le sue Istituzioni sono pronte quotidianamente a coprire, proteggere le loro azioni di sterminio contro la Comunità. Ma la devastazione di questi ultimi tre anni, che continua a portarci ogni giorno il sangue e la morte di contadini e contadine, è superato da qualcosa che noi chiamiamo “dignità”, che consiste nella negazione categorica della morte e dei suoi seminatori, e nell’azione di contrasto che parte dalla Vita quotidiana, il poter cercare di creare uno spazio alternativo e diverso che molto spesso non riusciamo a fare ma che dall’alba fino a notte cerchiamo di realizzare. La dignità si fa palpabile a partire da questa ricerca, perché il futuro dei nostri figli sia differente e perché sia diverso da quello che viviamo quotidianamente, a partire da quello che possiamo fare come uomini e donne che davvero cercano la Vita. Il senso della Memoria si vede in questo avvicinamento alla Dignità, anche perché il sogno di un mondo diverso è stato pensato, lottato e vissuto da molti uomini e da molte donne all’interno della Comunità ma che proprio per questo motivo sono stati assassinati. Mantenere questa fermezza e questa convinzione, questa coscienza in un mondo dove la Vita non ha valore, è ciò che noi chiamiamo Dignità. La costruzione di tale Dignità indubbiamente ha un cammino molto più difficile, a volte stancante con gli occhi di un assurdo individualismo, ma crediamo che la Memoria dei nostri compagni ci possa dare la forza per non tornare indietro, per continuare nella speranza che la Vita vissuta con Dignità sia una realtà per il nostro Paese e per le comunità che vivono in mezzo alla guerra. Questi tre anni rappresentano la coniugazione della disperazione e della Dignità, la disperazione per il fatto di vedere che tutto è uguale peggiorato, una regione in mano al paramilitarismo nella sua legittimazione, uno stato nella sua totalità al servizio di una logica di morte, caratterizzato da una realtà di stermini e da meccanismi di azione che continuano uguali e intatti a quelli di tre anni fa. Ma la Dignità continua dandoci la forza per camminare, se pur tra i blocchi economici a cui siamo sottomessi, tra le minacce, tra l’impunità e gli assassini; noi ci opponiamo a cedere lo spazio ai seminatori del terrore e per questo, nonostante la presa della terra da parte dei paramilitari, continuiamo a resistere civilmente nelle nostre terre, con logiche organiche di indipendenza alimentare, con un’educazione per la Vita e con un’economia al servizio della Comunità con azioni di solidarietà. E’ proprio a partire da questo gioco/combinazione di sentimenti che noi abbiamo organizzato un ritorno (alle nostre terre) ossia in mezzo al conflitto armato, alla scarsità di risorse, all’angoscia, ma anche alla speranza, quella che ci proviene da molte persone che credono nel nostro processo e che con le loro lettere, con il loro coraggio, con le loro preghiere, con la loro presenza e con tante altre manifestazioni di vita che fanno quotidianamente, ci dicono che stanno camminando insieme a noi e che anche nell’oscurità, vale la pena continuare ad accendere piccole luci di speranza. Inizialmente saranno 5 famiglie della Comunità a tornare a Mulatos, non abbiamo potuto realizzare maggiori infrastrutture affinché possano andare più famiglie, speriamo di poter continuare. Queste famiglie si uniscono a tante altre famiglie che camminano insieme a noi e che ben presto chiameremo “zone umanitarie” (Rodozali, Sabaleta, El Venado, Las Monas, La Hoz), le quali vivono rischi e pericoli imminenti contro la loro vita di fronte all’operare congiunto dei paramilitari e della forza pubblica nella zona di Nuova Antioquia. Nuovamente rinnoviamo il nostro ringraziamento per la solidarietà che ci proviene da tanti uomini e tante donne che anche se non si troveranno con noi il prossimo 21 di febbraio accompagnandoci nel nostro ritorno (alle nostre terre), comunque i loro cuori saranno ugualmente uniti in ogni singolo battito ai nostri cuori diventando uno solo che palpita vita e dignità.
(traduzione Alessandra Putzu)

COMUNITÀ DI PACE DI SAN JOSÉ DE APARTADÓ, Antioquia , Colombia http://www.cdpsanjose.org/

Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive! reteitalianadisolidarieta@gmail.com

Lettera la Presidente Uribe ( versione italiano )

Oggetto: Tre anni dopo il massacro, la vita vince la morte e le famiglie ritornano a Mulatos.

Signor Presidente:

Oggi, molte organizzazioni e istituzioni internazionali solidarizzano con la Comunità di Pace di San José de Apartadò e con le organizzazioni della società civile colombiana che non si arrendono alla guerra, alla violenza e chi chiedono con forza Verità, Giustizia e Riparazione. Allo stesso modo, insieme ai familiari dei sequestrati rivendichiamo, al Governo colombiano, la volontà perché si realizzi l’Accordo Umanitario in favore delle libertà dei sequestrati dalle FARC.

Durante questi tre anni con maggiore intensità abbiamo avuto uno scambio di lettere conil Vicepresidente Francisco Santos, con il dr. Carlos Farnco direttore del Programma presidenziale per i Diritti Umani ed il Diritto Umanitario Internazionale, il tenente Colonnello Marco Tulio Avendaño Lara, comandante del Dipartimento di Polizia di Urabà; la Fiscalia, la Defensoria e la Procuraduria generale della nazione, perché non ostante Lei affermi il contrario, dopo il massacro e dopo l’imposizione del posto di Polizia a San José, le violenze, i soprusi, le umiliazioni, le minacce contro i membri della Comunità di Pace di San José de Apartadò si sono presentate quotidianamente.

E non solo a loro. Ugualmente Le ricordiamo, - nominiamo qui solo le Comunità con le quali stiamo più vicini - , che gli afrodiscendenti del Jiguamiandò, Curvaradò, Cacarica, gli indigeni del Cauca, che consideriamo tutti come fratelli e certamente come nostri cittadini, sono quotidianamente attaccati nella loro dignità.

Nonostante l’impegno che gli alti funzionari del Governo colombiano hanno manifestato nelle loro lettere, per garantire la giustizia ed una condizione degna di vita agli abitanti e ai membri, tanto della Comunità di Pace di San José de Apartadò, come a quelli del Jiguamiandò y Curvaradò e, in attesa dei risultati degli sviluppi delle investigazioni avviate per gli omicidi e le molteplici violazioni ai diritti umani, lamentiamo che continuano le violazioni dei paramilitari, che si identificano come Aguilas negras, e dei militari che sorvegliano e vigilano nelle zone delle suddette comunità.

Gli otto morti del massacro del 21 febbraio 2005, tra loro tre bambini e una minore, Arlen Salas de la Zona Humanitaria di Arenas Altas, Edilberto Vasquez della stessa zona umanitaria, Nelly Johana Durango, Farncisco Puerta continuano ad aspettare giustizia. A loro si uniscono dolorosamente gli omicidi di Dairo Torres, Alfonso De Jesus Bedoya, Hector Jaime Orozco, il signor Alfonso Usuga e l’omicidio della signora Maria Margarita Giraldo Usuga di 48 anni, madre di tre figli, torturata e assassinata dopo essere stata detenuta da membri dell’Esercito.
Molto dolore ci ha provocato la terribile notizia del venerdì 23 novembre 2007, alle 7 del mattino nella frazione di Arenas Altas. Membri dell’ Esercito hanno fermato Efren Espinoza Goes, un bambino di 10 anni della Comunità di Pace di San José de Apartadò, lo hanno colpito per 15 minuti, con pugni alla testa, schiaffi, lo gettarono al suolo e gli dissero che lo avrebbero ammazzato se non diceva dove stava la guerriglia. Gli passarono un coltello tra le dita e gli dissero che gliele avrebbero tagliate così non avrebbe potuto sparare e non poteva essere più un piccolo guerrigliero. Le dissero ancora che la prossima volta lo avrebbero ammazzato e poi lo lasciarono libero. Questi fatti sono avvenuti proprio quando in tutto il mondo si celebrava il giorno dei Diritti del Bambino e dell’Infanzia. Il bambino è rimasta molti giorni con il volto e la testa gonfi dopo le torture ricevute dall’Esercito. Vorremmo sapere, Signor Presidente, se i militari responsabili di tanto orrore sono legalmente processati per l’imperio della legge, che Lei così tanto difende.
Vorremmo informarci anche sul caso di Lorenzo Largo Dagua, guardia indígena, originario del resguardo de Tacueyó, municipio de Toribío, che è morto dopo vari giorni che si trovava in terapia intensiva dopo essere stato ferito da un colpo d’arma da fuoco sparato dall’ESMAD, nella via Caloto – Corinto il 29 di novembre del 2007, mentre le Comunità Indigene del Nord del Cauca realizzavano azioni di Liberazione della Madre Terra.

Allo stesso modo, siamo preoccupati per la notizia arrivata da pochi giorni. Ligia Maria Chaverra y Manuel Denis Blandon del Consejos Comunitarios del Jigumiandò e Curvaradò sono stati oggetto di un piano sviluppato da un impresario per essere uccisi. Manuel Denis Blandon fu nostro ospite nella ONU dei POPOLI del 2003 e del 2° forum internazionale Colombia Vive.

Condividiamo, come Lei ben sa, le stesse preoccupazioni della Delegazione europea che è stata il Colombia in visita ufficiale nella prima settimana di febbraio. La stessa che si è riunita con lei il 5 febbraio. In questa riunione l’Europarlamentare Vittorio Agnoletto le ha esposto il caso di Sna José de Apartadò, questione che segue a livello europeo ormai da molto tempo. La stessa delegazione si è riunita anche con il dr. Mario Iguaran, Fiscal General de la Nacion e con il Procurador dr. Edgardo Maria Villazòn. Il Fiscal ha espresso positivamente il suo interesse ed il suo impegno per recuperare una relazione di fiducia con la Comunità., alla luce di tutte le omissioni e l’impunità da parte della giustizia colombiana. Da parte sua, il dr. Maya Villazon ha comunicato a buona notizia che non saranno più i tribunali militari a giudicar ei crimini commessi da membri dell’Esercito Nazionale. Desidereremmo, se è possibile, maggiori informazioni su questo punto.

A proposito dei Tribunali Militari e Civili, le saremmo grati se volesse informarci sul processo che si sta realizzando ai 69 militari della Brigata XVII investigati dal 22 febbraio 2007 e sul processo al capitano Guillermo Armando Gordillo iniziato il 22 novembre 2007, per le rispettive presunte responsabilità negli atti inumani realizzati contro contadini civili, tre anni fa.

Ci fa piacere, inoltre, informarla che in questi giorni si trova in Colombia una delegazione internazionale organizzata dalla nostra Rete Italiana di Solidarietà, per accompagnare il ritorno di alcune famiglie sfollate alla Zona Hmanitaria Mulatos, uno dei luoghi del massacro del 2005. Questo atto è una conferma della Vita sulla Morte che ci riempie di allegria e contribuisce a disegnare un pezzetto in più di quella, che oggi, chiamiamo la Geografia della Speranza in Colombia, portata avanti da valorosi cittadini e cittadine colombiane.
Per riaffermare il nostro proposito di continuare ad accompagnare questi valenti processi di costruzione di pace dal basso, ci uniamo oggi a centinaia di persone che in diverse città del mondo si pronunciano contro la guerra, contro l’impunità e per la pace in Colombia. Per questo, abbiamo organizzato la manifestazione di oggi di fronte all’Ambasciata di Colombia a Roma, durante la quale abbiamo consegnato al Signor Ambasciatore Sabas Pretelt questa comunicazione per Lei.
Con la nostra solidarietà speriamo di aumentare la protezione internazionale ai processi di pace e ai contadini e contadine, indigeni e afrodiscendenti che li realizzano, convinti che la fine del conflitto armato colombiano può scaturire solo dalla volontà di un dialogo politico che vada verso l’Accordo Umanitario; nel rispetto della popolazione civile che non desidera essere coinvolta nella guerra, così come lo stabilisce la Convenzione di Ginevra, ma anzi deve essere rispettata in difesa della vita, del territorio e della sua dignità.
Convinti di avere la Sua attenzione, inviamo distinti saluti.

Il Presidente di Colombia Vive! Il Sindaco
Dr. Andrea Proietti Stefano Bigaroni

Lettera al Presidenete Alvaro Uribe Velez


(Versione in spagnolo della lettera invita dalla Rete Italiana di solidarietà e dal Comune di Narni )


Narni, 21 febbraio 2008

Prot.n. _5118_


Dr. Alvaro Uribe Vélez
Presidente República de Colombia
Carrera 8 n.7-26 – Palacio de Nariño – BOGOTÁ
Tel 00571 5629300
Fax 00 571 5662071 – 0057 1 3375890 - 00571 342 05 92
auribe@presidencia.gov.co


Asunto: Tres años después de la masacre, la vida vence a la muerte y las familias retornan a Mulatos.

Señor Presidente:
En el dìa de hoy muchas organizaciones e instituciones internacionales nos solidarizamos con la Comunidad de paz de San José de Apartadò y con las organizaciones de la sociedad civil colombiana que no se rinden ante la guerra, la violencia y que piden con fuerza Verdad, Justicia y Reparación. Igualmente, junto a los familiares de los secuestrados reivindicamos, al Gobierno colombiano, la voluntad para que se realice el acuerdo humanitario en favor de la libertad de los secuestrados por las FARC.

En estos tres años con mayor intensidad hemos intercambiado cartas con el Vicepresidente Francisco Santos, con el dr. Carlos Franco director del programa presidencial de DDHHy DIH, el teniente coronel Marco Tulio Avendaño Lara, comandante departamento de policia de Urabà; la Fiscalía, la Defensoría y la Procuraduría General de la Nación; porque aunque Usted diga lo contrario - después de la masacre y luego de la imposición del puesto de policía en San José - las violencias, los atropellos, las humillaciones, las amenazas contra miembros de la Comunidad de Paz de San José de Apartadò han continuado cotidianamente.

Y no sólo a ellos. Igualmente le recordamos, mencionamos aquí únicamente las comunidades con quienes estamos más de cerca, que los afrodiscendientes del Jiguamiandó, Curvaradó, Cacarica, los indígenas del Cauca, a ellos también consideramos nuestros hermanos y, cierto, nuestros ciudadanos son diariamente atropellados en su dignidad.

A pesar del compromiso que los altos representantes del Gobierno colombiano han expresado en sus cartas, para garantizar justicia y bienestar a los habibitantes y miembros, tanto de la comunidad de San José de Apartadó como del Jiguamiandò y Curvaradò, y, en espera de los resultados y avances de las investigaciones adelantadas por los asesinatos y múltiples violaciones a los derechos humanos; lamentamos que continúen las violaciones por parte de los paramilitares, que se indentifican como Aguilas negras, y de los militares que patrullan y vigilan en las zonas de las mencionadas comunidades.

Los ocho muertos de la masacre del 21 de febrero del 2005, entre ellos tres niños y una menor de edad; Arlen Rodrigo Salas de la zona Humanitaria Arenas Altas; Edilberto Vásquez de la misma zona humanitaria; Nelly Johanna Durango ; Francisco Puerta siguen esperando justicia. A ellos se unen dolorosamente los asesinatos de DAIRO TORRES, ALFONSO DE JESUS BEDOYA, Hector Jaime Orozco , el señor Alfonso Usuga y el asesinato de la señora Maria Margarita Giraldo Usuga di 48 años , madre de tres hijos, torturada y asesinada luego de ser detenida por miembros del ejército.
Mucho dolor nos ha provocado la terrible noticia del viernes 23 de noviembre 2007 a las 7 a.m. en la vereda Arenas Altas. Miembros del ejército detuvieron a Efren Espinoza Goes, un niño de 10 años de la Comunidad de paz de San José de Apartadò, lo golpearon por más de 15 minutos, le dieron puños en la cabeza, cachetadas, lo tiraron al suelo y le dijeron que lo iban a matar si no decía donde estaba la guerrilla. Le pasaron, también, una navaja por los dedos y le dijeron que se los iban a cortar para que no volviera a disparar y que así ya no podría ser más un guerrillerito. Le dijeron, además, que la próxima vez lo matarían y luego lo soltaron. Estos hechos, justo, cuando en todo el mundo se celebraban los derechos de los niños. El niño estuvo muchos días con su cara y su cabeza inflamadas después de las torturas recibidas por el Ejército. Queremos saber, Señor Presidente, si los militares responsables de tanto horror son legalmente procesados por el imperio de la ley que Usted tanto defiende.
Tambien nos preguntamos por el caso de Lorenzo Largo Dagua, guardia indígena, originario del resguardo de Tacueyó, municipio de Toribío, que muriò luego de varios días en cuidados intensivos tras haber sufrido un impacto de arma de fuego disparada por el Esmad, en la vía Caloto – Corinto, el 29 de noviembre de 2007, cuando las comunidades indígenas del norte del Cauca realizaban acciones de Liberación de La Madre Tierra.

Asimismo, estamos muy preocupados por la noticia que hace poco nos llegó. Ligia Maria Chaverra y Manuel Denis Blandon del Consejos Comunitarios del Jigumiandò y Curvaradò han sido objecto de un plan adelantado por un empresario para asesinarlos . Manuel Denis Blandon fue nuestro huésped en la ONU de los Pueblos del 2003 y en el 2° Foro Internacional Colombia Vive!.

Compartimos, como Usted bien sabe, las mismas preocupaciones de la Delegación europea que ha ido en visita oficial a Colombia en la primera semana de febrero. La misma que se reunió con Usted el 5 de febrero. En dicha reunión el Eurocongresista Vittorio Agnoletto le expuso el caso de la Comunidad, cuestión que él sigue a nivel europeo desde hace mucho tiempo. Dicha delegación se reunió también con el Dr. Mario Iguarán, Fiscal General de la Nación y con el Procurador, Dr. Edgardo Maya Villazón. El Fiscal expresó, positivamente, su interés y su empeño en recuperar una relación de confianza con la Comunidad, a la luz de todas las omisiones e impunidad por parte de la justicia colombiana. Por su lado, el Dr. Maya Villazón, comunicó la buena nueva que ya no serán los tribunales militares a juzgar los crímenes realizados por miembros del Ejército Nacional. Quisiéramos, si es posible, informarnos mejor al respecto.

A propósito de tribunales militares y civiles, le agradeceríamos que nos informe sobre el proceso que se realiza a los 69 militares de la Brigada XVII investigados desde el 22 de febrero del 2007 y el proceso al Capitán Guillermo Armando Gordillo, iniciado el 22 de noviembre del 2007, por las respectivas presuntas responsabilidades en los inhumanos hechos realizados en contra de campesinos civiles, hoy hace tres años.

Por otro lado, nos complacemos en informarle que en estos días en Colombia se encuentra una delegación internacional, coordinada por la Red Italiana de Solidaridad, para acompañar el RETORNO de algunas familias deplazadas a la Zona Humanitaria de Mulatos, uno de los lugares de la masacre del 2005. Esta es una confirmación de la Vida ante la muerte que nos llena de alegría y contribuye a dibujar un pedacito más de la, que hoy en dìa, llamamos la geografía de la esperanza en Colombia, adelantada por valientes ciudadanos y ciudadanas colombianas.
Para confirmar nuestro propósito de seguir acompañando estos valiosos procesos de construcción de la paz desde abajo, nos unimos hoy a centenares de personas que en varias ciudades del mundo se pronuncian contra la guerra, contra la impunidad y por la paz en Colombia. Por ello, la manifestación de hoy frente a la embajada de Colombia en Roma, durante la cual hemos entregado al señor Embajador Sabas Pretelt esta comunicación para Usted.
Con nuestra solidaridad esperamos garantizar la proteccion internacional a los procesos de paz y a los campesinos y campesinas, indígenas y afrodiscendientes que los protagonizan, convencidos de que la salida al conflicto armado colombiano sólo puede ser desde una voluntad de diálogo político en el acuerdo humanitario; en el respeto a la población civil que no quiere y no tiene que ser involucrada en la guerra, como lo establece la convención de Ginebra; antes bien, que debe ser respetada en defensa de la Vida, del territorio y de su dignidad. Con el convencimiento de su atención, le enviamos cordiales saludos.
Il Presidente di Colombia Vive! Il Sindaco
Dr. Andrea Proietti Stefano Bigaroni


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Città di Narni, Piazza dei Priori,1 - 05035 Narni (Tr) Italia
Gabinetto del Sindaco Tel ++ 39 0744 747 208 Fax ++ 39 0744 747274
Ufficio per la Pace, Carla Mariani Tel e fax ++39 0744 747269 carlamariani@comune.narni.tr.it
proiettia@comune.narni.tr.it reteitalianadisolidarieta@gmail.com

Con copia a:
• Director Programa Presidencial de DD.HH. y DIH, Dr. Carlos Franco Echevarria
• Fiscal General de la Nación, Dr. Mario Iguarán
• Procurador General de la Naciòn , Dr. Edgardo Josè Maya Villazòn
• Procuraduria regional de Urabà, Procurador provincial de Apartadò, dr. Orlando Tirado
• Defensor Nacional del Pueblo, Dr. Volmar Antonio Pèrez Ortiz
• Defensor del Pueblo Seccional de Uraba - Daniel Antonio Sastoque Coronado
• Ministro de la Defensa, Doctor Juan Manuel Santos
• Embajada de Colombia en Roma , S.E. Embajador Dr. Sabas Pretelt de la Vega
• Embajada Italiana en Bogotà, S.E. Embajador Dr. Antonio Tarelli
• Ministerio de Asuntos Exteriores ITALIA Subsecretario Responsable de America Latina Dr. Donato Di Santo
• Jefe de la Delegacion de la Comision Europea para Colombia y Ecuador, Dr. Adrianus Koetsenruijter.
• Representante para Colombia del Alto Comisario ONU por los Derechos Humanos Sr. Juan Pablo Corlazzoli.

Ieri, 21 febbraio 2008, accompagnando il ritorno delle famiglie a Mulatos


Ci siamo ritrovati ieri davanti all'Ambasciata Colombiana per chiedere VERITA' GIUSTIZIA e RIPARAZIONE. Nello stesso momento alcune famiglie della Comunità di Pace di San José de Apartadò, dopo tre anni dal massacro del 21 febbraio, facevano ritorno alla zona umanitaria di Mulatos, uno dei luoghi del massacro. Lo facevano accompagnati da una delegazione internazionale i cui partecipanti sono arrivati da ogni parte del mondo, Italia, Spagna, Portogallo, Canada, Stati Uniti, per continuare insieme un percorso di costruzione di pace dal basso che sta diventando, veramente patrimonio dell'umanità. Così come il grande gendarme , gli Sati Uniti d'America, esporta guerre in tutto il mondo e globalizza la violenza, noi globalizziamo la resistenza, rendendo vive le parole che Luis Eduardo Guerra, difensore dei diritti umani e fondatore della Comunità di Pace di San José de Apartadò, lìder storico riconosciuto in tutto il mondo, massacrato nell'orrenda mattanza del 21 febbraio 2005 proprio a Mulatos, ha scritto su una bandiera della pace che per noi ora fa memoria: Globalicemos la resistencia. E questo faremo per non lasciare un solo centimetro di terra al paramilitarismo, alle imprese multinazionali, alla violenza, all'indifferenza internazionale.
Ieri abbiamo lasciato all'Incaricato di negozio dell'Ambasciata una lettera a firma del Presidente della Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive! e del Sindaco del Comune di Narni, affratellato alla Comunità, da consegnare al Presidente Alvaro Uribe Velez. Con questa lettera chiediamo che si metta fine all'impunità che a tutt'oggi protegge gli artefici materiali ed intellettuali dei 180 morti e delle oltre 600 violazioni ai diritti umani sopportati dalla Comunità di Pace di San José de Apartadò. La lettera, insieme ai documenti e volantini che sono stati distribuiti ieri potete trovarli qui, nella nostra pagina, appena possibile.

Tre anni di assenza. Tre anni dopo il massacro, la vita vince la morte e le famiglie ritornano a Mulatos.


IN MEMORIA DEL MASSACRO DELLA COMUNITÀ DI PACE DI SAN JOSÉ DE APARTADÒ DEL 21 FEBRAIO 2005 E DI TUTTE LE VITTIME DELLA VIOLENZA POLITICA IN COLOMBIA

21 febbraio 2008, ore 16:00
Ambasciata colombiana
via G.Pisanelli 4, Roma

Da oltre 40 anni la Colombia è messa in ginocchio da un conflitto armato, politico e sociale, che vede scontrarsi militari, paramilitari e guerriglieri. La popolazione civile subisce le peggiori conseguenze di questa guerra e le pressioni di tutti i gruppi armati. Molte comunità indigene e contadine si sono organizzate per resistere in maniera non-violenta alla guerra e allo sfollamento forzato, rifiutandosi di collaborare con tutti i protagonisti del conflitto, siano essi legali oppure illegali. Una di queste comunità è quella di San José de Apartadó che il 21 febbraio 2005 è stata vittima di un massacro. Otto dei suoi membri sono stati fatti a pezzi a colpi di machete, fra cui il leader Luís Eduardo Guerra e tre bambini di 2, 6 e 11 anni. Numerosi testimoni hanno indicato l’esercito colombiano come responsabile di questo crimine contro l’umanità. Questa tesi è stata confermata da diverse commissioni d’indagine formate da giuristi internazionali che si sono recati sulla zona del massacro.

Cosa si nasconde dietro questo crimine?

Per seguire i dettami dell'Organizzazione Mondiale del Commercio e degli istituti finanziari internazionali - il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale - il governo colombiano ha promosso monoculture come la PALMA AFRICANA per la produzione dell'AGRO-COMBUSTIBILE. Per accedere all'affare del momento, multinazionali come URAPALMA e CENIPALMA, operanti nella regione colombiana del Chocó, si appropriarono, per mezzo di gruppi paramilitari e militari, delle terre delle popolazioni locali, costringendo la gente a sfollare sotto minaccia di morte e compiendo atroci assassini. Il governo colombiano è sfuggito ad ogni responsabilità, approvando una legge battezzata “Justicia y Paz” con la quale ha inscenato, in accordo con i mercenari, una smobilitazione fittizia, assicurando loro l’impunità. I paramilitari delle “AUC” continuano tuttora ad operare, ma sotto un altro nome. Ora si fanno chiamare: Aguilas Negras.

Affinché il sacrificio della comunità di San José de Apartadó sia simbolo e memoria del rispetto per la vita umana e della lotta all'impunità, il 21 febbraio 2008 alle ore 16:00 ci riuniremo davanti all’Ambasciata Colombiana, consegneremo all'ambasciatore una lettera di solidarietà con la comunità di pace e con le vittime della violenza politica in Colombia e solleciteremo insieme al popolo colombiano:
VERITÀ, GIUSTIZIA E RIPARAZIONE

Organizzano: Rete Italiana di Solidarietà, Comitato Carlos Fonseca, Associazione ASUD
Associazione El Vagón Libre, Cooperativa Salvador Allende

domenica 17 febbraio 2008

Colombia Vive!: In marcia in nome della nonviolenza

Colombia Vive!
In marcia in nome della nonviolenza

di Luca Ferrari domenica 17 febbraio 2008

Colombia. Si parla del caso Bettancourt, prigioniera delle FARC da oltre cinque anni (per altro non è l’unica), e poco altro. Il resto non esiste. Notizie trafugate dai giornali. Al massimo informazioni su giornali on-line

Con la complicità dell’omertà della stampa internazionale, cala il silenzio sugli attacchi continui alle comunità contadine colombiane da parte di paramilitari (o esercito che sia).

Parte oggi la missione internazionale di solidarietà con le comunità colombiane in resistenza civile. Molte le tappe di questo viaggio che si concluderà sabato 8 marzo, fra cui la comunità di pace di San Josè de Apartadò, la Zona Umanitaria di Mulatos, Toribio Cauca.

Verranno accompagnate le famiglie che tornano alla loro terra. Ci saranno riunioni, interviste con autorità civili, ecclesiastiche e militari. Da martedì 26 a giovedì 28 febbraio, saranno svolte attività con l’Asociaciòn Indigena del Norte del Cauca, ACIN. Quindi, la visita alla regione del Quindio.

Con l’arrivo di marzo, e il ritorno a Bogotà, si svolgeranno incontri con le associazioni Peace Brigades International, FOR, Justicia y Paz y representante de CAVIDA, l’Ufficio Diritti Umani ONU e la Commissione Europea.

Il tutto si concluderà con la partecipazione all’Assemblea Nazionale di Vittime di Crimini di Stato e la presentazione nella capitale colombiana del libro “Sembrando Vida y Dignidad” e del documentario “Creer No Querer” sui dieci anni di resistenza nonviolenta della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò.

Molti i fini di questa missione di tre settimane. A cominciare dall’accompagnare il ritorno di famiglie sfollate (membri della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò) nella Zona Umanitaria di Mulatos, con motivo del terzo anniversario del massacro di otto contadini il 21 febbraio 2005.

Sarà anche ampliata la conoscenza generale della crisi colombiana e delle proposte sociali e politiche favorevole al rafforzamento della democrazia e della costruzione della pace con giustizia sociale, tramite l'incontro con autorità governative e rappresentanti di organizzazioni sociali, di difesa dei diritti umani e forze politiche alternative.

Firenze: Serata di sensibilizzazione a favore della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò


21 de febrero

giovedì 14 febbraio 2008

21 DE FEBRERO DIA DIGNIDAD





El miedo, la desesperanza, la desilusión, la rabia, el dolor y la impotencia han sido sentimientos que durante estos tres años nos han embargado, la ausencia de nuestros compañeros asesinados el 21 de febrero de 2005 por el ejército nos golpea diariamente el alma.

Los portadores de la muerte los que les quitaron la vida a Luis Eduardo, Bellanira, Deiner, Santiago, Sandra, Alfonso, Alejandro y Natalia siguen en total impunidad, ésta que durante décadas ha reinado en Urabá y que le permite a esos mismos asesinos, asesinar y seguir llamándonos cuando nos matan guerrilleros, ellos saben que el Estado, sus instituciones, están hoy día para ampararlos en su accionar de exterminio contra la comunidad.

Pero esa desolación de estos tres años que siguen dejándonos cada día sangre y muerte de campesinos y campesinas, es superado desde algo que nosotros llamamos dignidad, la negación rotunda a la muerte y a sus sembradores, pero una acción de negación que parte desde la vida diaria que llevamos, el poder intentar crear un espacio alternativo y diferente que muchas veces no lo hacemos pero que desde que amanece hasta que anoche intentamos realizar.

La dignidad se hace palpable desde esa búsqueda, porque el mañana de nuestros hijos sea diferente y que sea distinto desde lo que hacemos diariamente, desde lo que podemos hacer como hombres y mujeres que de verdad buscamos la vida.

El sentido de la memoria se ve en ese acercamiento a la dignidad, ya que este sueño de un mundo distinto fue pensado, luchado y vivido por muchos y muchas en la comunidad y que por ello fueron asesinados. Mantener esa firmeza de convicción, esa conciencia en un mundo donde la vida no vale es lo que llamamos dignidad.

Esa construcción de dignidad indudablemente tiene un camino mucho mas difícil y a veces agotador y con los ojos del individualismo absurdo, pero creemos que la memoria de nuestros compañeros nos da la fuerza para no retroceder, para seguir en la esperanza de que la vida en dignidad sea una realidad para nuestro país y las comunidades que viven en medio de la guerra.

Estos tres años es la conjugación de la desesperanza y de la dignidad, la desesperanza de ver igual y peor todo, una zona en manos del paramilitarismo en su legitimación, y un estado en su totalidad al servicio de esta lógica de muerte, la realidad de exterminio y sus mecanismos de acción siguen igual de intactos a los de hace tres años.

Pero la dignidad sigue allí dándonos la fuerza para caminar, en medio de los bloqueos económicos a los que se nos someten, a las amenazas, a la impunidad, a los asesinatos; nos negamos a cederle un espacio a los sembradores del terror, y por ello a pesar de la toma de tierras de los paramilitares seguimos resistiendo civilmente desde nuestras tierras, con lógicas orgánicas, de soberanía alimentaria, de una educación para la vida y una economía al servicio de la comunidad en acciones de solidaridad.

Es desde este juego de sentimientos que nos hemos lanzado a un retorno en medio del conflicto armado, en medio de la escasez de recursos, en medio de la zozobra, pero también en medio de la esperanza, esa que nos da mucha gente que cree en nuestro proceso y que con sus cartas, con su ánimo, con su oración, con su presencia con tantas manifestaciones de vida que hacen diariamente nos dicen que están caminando con nosotros y que en medio de la oscuridad vale la pena seguir encendiendo pequeñas luces de esperanza.

Inicialmente irán cinco familias de la comunidad a Mulatos, no hemos podido realizar una mayor infraestructura mínima para poder ir mas familias, esperamos poder seguir haciéndolo, estas familias se unen a otras tantas familias que caminan con nosotros y que pronto llamaremos zonas humanitarias (Rodozali, Sabaleta, El Venado, Las Monas, La Hoz), las cuales viven riesgos y peligros inminentes contra sus vidas ante el accionar conjunto de los paramilitares y la fuerza pública en la zona de Nueva Antioquia.

De nuevo reiteramos nuestro agradecimiento a esa solidaridad de tantos y tantas que no estarán con nosotros este 21 día de febrero retornando y acompañándonos, pero que su corazón estará unido en cada latido a nuestros corazones siendo un solo palpitar de vida y dignidad.



COMUNIDAD DE PAZ DE SAN JOSE DE APARTADO

Febrero 14 de 2008


--
Comunidad de Paz de San José de Apartadó
http://www.cdpsanjose.org

martedì 12 febbraio 2008

MISSIONE INTERNAZIONALE DI SOLIDARIETA CON LE COMUNITA IN RESISTENZA CIVILE COLOMBIANE


Data: 17 febbraio – 8 marzo 2008

Obiettivi

- Accompagnare il ritorno che famiglie sfollate membri della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò, realizzeranno alla Zona Umanitaria di Mulatos, con motivo del 3° anniversario del massacro di 8 contadini il 21 febbraio 2005.
- Rafforzare il rapporto iniziato con l'Associazione di Comunità Indigeni del Nord del Cauca ACIN, attraverso una visita al proprio territorio.
- Incontrare a Bogotà i rappresentanti della Comunità di Autodeterminazione, Vita e Dignità del Cacarica, CAVIDA.
- Ampliare la conoscenza generale della crisi colombiana e delle proposte sociali e politiche favorevole al rafforzamento della democrazia e della costruzione della pace con giustizia sociale, tramite l'incontro con autorità governative e rappresentanti di organizzazioni sociali, di difesa dei diritti umani e forze politiche alternative.
- Presentare a Bogotà il libro “Sembrando Vida y Dignidad” e il Video “Creer, No Querer” sui 10 anni di resistenza nonviolenta della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò.


Partecipanti
Possono partecipare della delegazione rappresentanti di enti locali, istituzioni, associazioni e mass media solidali con la resistenza nonviolenta colombiana.


PROGRAMMA

Domenica 17 febbraio
Partenza e arrivo a Bogotà

Lunedì 18 febbraio
Incontro con ambasciate dei paesi partecipanti
Incontro con rapresentanti di comunità in resistenza civile e organizzazioni dei diritti umani.

Martedì 19 febbraio – Domenica 24 febbraio
Viaggio a San Josè de Apartadò
Ritorno alla Zona Umanitaria di Mulatos. Accompagnamento delle famiglie che tornano alla loro terra.
Riunione con il Consiglio Interno
Interviste con autorità civili, ecclesiastiche e militari


Lunedì 25 febbraio
Viaggio a Toribio Cauca

Martedì 26 – Giovedì 28 febbraio
Attività con l' Asociaciòn Indigena del Norte del Cauca, ACIN

Venerdì 29 febbraio - Domenica 2 marzo
Visita alla regione del Quindio

Lunedì 3 marzo
Ritorno a Bogotà
Incontro con PBI e FOR

Martedì 4 marzo
Incontro con la Defensoria del Pueblo


Mercoledì 5 marzo
Incontro co Ufficio Diritti Umani ONU
Incontro con Commissione Europea

Giovedì 6, venerdì 7
Partecipazione all'Assemblea Nazionale di Vittime di Crimini di Stato
Presentazione a Bogotà del libro “Sembrando Vida y Dignidad” e del documentario “ Creer No Querer” su i 10 anni di resistenza nonviolenta della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò

sabato 8 marzo- Rientro in Italia

Informazione:

Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!
reteitalianadisolidarieta@gmail.com
www.colombiavive.it

domenica 10 febbraio 2008

Le comunità del nord del Cauca si trovano di nuovo in mezzo a scontri tra i gruppi armati


L’associazione dei consigli comunali degli indigeni del nord del Cauca ACIN, informa tutta la comunità nazionale e internazionale sugli scontri avvenuti oggi (2 febbraio) dalle 10 di mattina, tra l’esercito nazionale e la FARC nella frazione rurale il Tierrero, risguardo indigeno di Huellas, municipio di Caloto nel nord del Cauca. ,

Purtroppo i diritti umani della comunità ancora non vengono rispettati, perché i gruppi armati continuano a coinvolgere la popolazione civile negli scontri armati, mettendo a rischio la vita e l’integrità dei bambini, degli uomini e delle donne che abitano lì.

Rifiutiamo le azioni di guerra che si svolgono nei nostri territori, inoltre i gruppi armati utilizzano le case degli abitanti come rifugi negli scontri, lasciando così la comunità totalmente priva di protezione.

In questo momento la comunità della frazione rurale del Tierrero è riunita in assemblea permanente, accompagnata dalla guardia indigena e dalle autorità tradizionali per evitare ulteriori danni.
Finora non ci sono stati feriti tra i civili, nonostante gli scontri continuino.

In base alla situazione, domani le autorità tradizionali faranno un giro per verificare i danni subiti dalla comunità.

Lanciamo un appello urgente alle istituzioni che difendono i diritti umani e ai mezzi di comunicazione affinché prestino attenzione a questi avvenimenti e alla situazione della comunità.

ASSOCIAZIONE DEI CONSIGLI COMUNALI INDIGENI DEL NORD DEL CAUCA -ACIN


ASOCIACIÒN DE CABILDOS INDIGENAS DEL NORTE DEL CAUCA – ACIN
Cxhab Wala Kiwe


Tejido de Comunicación y Relaciones Externas para la Verdad y la Vida
Asociación de Cabildos Indígenas del Norte del Cauca - ACIN
Telefax: 0928 - 290958 - 293999
Email: acincauca@yahoo.es
Web: www.nasaacin.org
Santander de Quilichao Cauca -Colombia

Carta enviada al Presidente de Colombia por el Ayuntamiento de Westerlo (Bèlgica) y el Comitè de Apoyo a la Comunidad de Paz de San Josè de Apartadò

Comité de Apoyo a la Alianza por la Paz con la Comunidad de Paz de San José de Apartadó por parte de la Federación de Parroquias de Herselt, Hulshout y Westerlo y del Ayuntamiento de Westerlo, Bélgica.


Westerlo, Bélgica, 8 de febrero de 2008.

Excelentísimo Señor Presidente:
La Comunidad de Paz de San José de Apartadó nos enteró sobre el retorno a la zona humanitaria de la vereda de Mulatos el 21 de febrero de 2008 y sobre la conmemoración de las ocho personas asesinadas el 21 de febrero de 2005 en el lugar mismo de la masacre.
Ya que nuestro Ayuntamiento de Westerlo y nuestra Federación de Parroquias de Herselt, Hulshout y Westerlo firmaron una “Alianza por la Paz” con la Comunidad de Paz de San José de Apartadó, el 8 de diciembre de 2006 estamos muy preocupados por el retorno a la zona humanitaria en la vereda de Mulatos.
Puesto que hasta ahora nadie ha sido condenado por la ejecución de la masacre del 21 de febrero de 2005 en Mulatos y puesto que los paramilitares siguen actuando en la zona a pesar de una presencia muy fuerte del Ejército, pedimos con urgencia al Gobierno de Colombia que garantice un seguro retorno a Mulatos de los habitantes huidos en febrero de 2005 asi como condiciones para poder vivir en Mulatos en seguridad y tranquilidad.
Reivindicamos el derecho de los habitantes de la zona humanitaria de la vereda de Mulatos y de todos los integrantes de la Comunidad de Paz de San José de Apartadó a no ser partícipes del conflicto armado.
Damos la bienvenida a la resolución T-1025/07 del 3 de diciembre de 2007 de la Corte Constitucional de la Nación. Entonces pedimos la ejecución integral y sin demora de esta resolución. Estamos plenamento convencidos que sólo acabar con la impunidad pueda abrir la puerta a la verdad, a la justicia, a la reparación y a la no repetición de las violaciones de los derechos más elementales de la Comunidad de Paz de San José de Apartadó.
Estamos también convencidos que el papel de las Fuerzas de Seguridad es decisivo. Por eso solicitamos medidas urgentes y decedidas para investigar los vínculos entre las Fuerzas de Seguridad y los grupos paramilitares en la región de Urabá. Pedimos medidas eficaces para desmantelar a los grupos paramilitares y para depurar el Ejército de todos los elementos responsables (intelectuales y materiales)de colaborar con estos grupos. Es muy preocupante el número creciente de denuncias de violaciones de los Derechos Humanos y del Derecho Internacional Humanitario – entre ellas ejecuciones extrajudiciales – realizadas por las Fuerzas de Seguridad.
Pedimos que el Gobierno colombiano garantice la ejecución de la resolución T-1025/07 de la Corte Constitucional y de las reiteradas resoluciones de la Corte Interamericana de los Derechos Humanos de la OEA y garantice a la población de la Comunidad de Paz de San José de Apartadó las condiciones de seguridad de que han estado desprovistos hasta ahora.
Muy atentamente,

Sus VAN OLMEN Coordinator del Comité de Apoyo
Berkenstraat 1
2260 Westerlo Bélgica

ESECUZIONE ESTRAGIUDIZIALE A SILVIA CAUCA

IL Consiglio Territoriale delle Autorità Indigene dell' Oriente Caucano denuncia con
il seguente comunicato pubblico l'assassinio di tre persone appartenenti a Comunità Indigene commesso dall'Esercito Nazionale e rende noto:

- Che il giorno 30 Gennaio 2008, verso le 11 di sera, nel luogo chiamato Chulica, situato tra i Resguardos indigeni di Kizgò e Ambalò facenti parte del municipio Silvia, membri dell'Esercito Nazionale del Battaglione di Alta Montagna n. 4, hanno
massacrato i seguenti appartenenti a Comunità Indigene: Robert Heler Astaiza, del Resguardo di Kizgò, e Luis Carlos Otero Velasco ed Elias Pechené Pillimue del Resguardo di Ambalò.

-Che la forza pubblica ha comunicato ai mezzi di informazione di avere colpito a morte, durante uno scontro, tre sovversivi sorpresi a svolgere attività di estorsione
nei confronti di alcune persone del luogo, e che questa versione dei fatti è stata pubblicata dal giornale "El Liberal" di Popayan e da "El Pais" di Cali nelle loro edizioni del 1 febbraio 2008, nonchè ripresa dalle emittenti locali di queste due città.

- Che i tre appartenenti a Comunità Indigene uccisi dalla forza pubblica, poco
prima del fatto, si trovavano invece nel capoluogo del municipio Silvia, dove sono stati visti da varie persone, e che inoltre i tre uomini erano ben conosciuti in quel municipio per via delle loro attività commerciali, rispettivamente di venditore al dettaglio di gas, panettiere e agropecuario.

- Che l'esecuzione estragiudiziale di persone e soprattutto di indios, contadini e afrocolombiani fa parte della politica di sicurezza del presidente Alvaro UribeVélez e che gli serve a dimostrare di avere ottenuto i risultati voluti a coloro che lo
finanziano, servendosi a questo scopo anche di realtà falsate come nel caso che qui denunciamo e in altri centinaia di casi che avvengono nel territorio nazionale.

Alla luce di questi fatti ripudiamo il comportamento dell'Esercito Nazionale che agendo così rende assai dubbia la veridicità e la rettitudine dei suoi atti e quella dello Stato.

Esigiamo l'allontanamento di tutti gli attori armati dai nostri territori indigeni ed il rispetto per le nostre autorità tradizionali leggittime, che sono le uniche autorizzate e competenti per eseguire controlli territoriali nei nostri Resguardos indigeni.

Sollecitiamo la solidarietà delle organizzazioni sociali, civiche, popolari, degli
organismi nazionali e internazionali dei diritti umani, affinchè si pronuncino contro queste azioni, contro la guerra e contro il coinvolgimento in questa guerra delle popolazioni civili attuata dagli attori armati, legali e illegali, di questo conflitto. Perchè si possano unire gli sforzi in difesa della vita, della pace, per la costruzione di un Paese dove sia possibile vivere in armonia, per una soluzione politica del conflitto armato e per il rispetto dei diritti umani e delle altre garanzie sociali.

Il silenzio è complice dell'ingiustizia.... pronunciamoci

Autorità Indigene del Consiglio Territoriale
dell'Oriente Caucano "Cotaindoc"

venerdì 8 febbraio 2008

IN COLOMBIA CON IL COMITATO - INGRID BETANCOURT PER LA LIBERAZIONE DI TUTTI GLI OSTAGGI

Bruxelles, 8/2/088

" In Colombia per la liberazione di Ingrid Betancourt e di tutti gli ostaggi, perché le loro sorti non cadano nell'oblio e la mediazione continui"- lo ha dichiarato Luisa Morgantini, Vice Presidente del Parlamento Europeo, che prenderà parte alla delegazione organizzata dal Comitato di sostegno Ingrid Betancourt, in Colombia dall'8 all'11 febbraio 2008.

"Lo scopo della missione è di continuare una campagna di solidarietà nei confronti delle centinaia di sequestrati tuttora prigionieri nella giungla colombiana e mobilitare l'opinione pubblica internazionale perché faccia pressioni sulle Farc e sul Presidente Colombiano Alvaro Uribe in favore di negoziati che portino al loro immediato rilascio. L'annuncio di questi giorni della liberazione di tre degli ostaggi è un segnale di speranza anche per gli altri sequestrati e per le loro famiglie. La mediazione internazionale, l'impegno dell'UE e di tutti i Governi europei per il dialogo in Colombia devono continuare fino a quando non rimarrà nessun ostaggio" ha aggiunto Luisa Morgantini.

La delegazione sarà composta da 4 rappresentanti del Comitato di sostegno a Ingrid Betancourt, dalla ex Presidente del Parlamento Europeo Nicole Fontaine (PPE) e dalla Vice Presidente del Pe Luisa Morgantini, portatrice anche di un messaggio del Presidente del Parlamento Europeo Hans-Gert Pottering per la liberazione di Ingrid Betancourt, ostaggio delle Farc dal 23 febbraio 2002.

Il programma della delegazione prevede incontri con le famiglie degli ostaggi, con ex sequestrati, tra cui Clara Rojas, amica e collaboratrice della Betancourt liberata lo scorso 11 gennaio.

Sono previsti anche incontri e colloqui con il Sindaco di Bogotà, con rappresentanti delle Istituzioni e parlamentari colombiani, allo scopo di creare una più stretta collaborazione e mostrare una forte determinazione ad agire insieme, per la liberazione di tutti i sequestrati, ma anche con associazioni per la pace e per i diritti umani in segno di una forte solidarietà con la popolazione civile colombiana che subisce e combatte la presa degli ostaggi e reclama soluzioni pacifiche.

Per ogni informazione, dichiarazione o testimonianza: Luisa Morgantini o +39 348 39 21 465 luisa.morgantini@europarl.europa.eu; www.luisamorgantini.net;


Comitato di sostegno a Ingrid Betancourt, Clara Rojas e agli ostaggi in Colombia www.agirpouringrid.com

Fanny Hess 00336.62.42.57.39 fanny.hess@tele2.fr
Hervé Marro 00336.88.79.11.23 herve.marro@laposte.net

La marcia del 4 febbraio vista da due missionari laici italiani che vivono in Colombia

Condividiamo con i nostri lettori la riflessioni che su la marcia del 4 febbraio in Colombia, hanno fatto Raffa e Joseph, che con i suoi bimbi si sono trasferiti al Cauca per donare tre anni delle proprie vita al servizio delle comunità indigene.


ciao a tutti carissimi,
vi raccontiamo un poco della marcia del 4 di febbraio organizzata per la liberazione dei sequestrati dalle FARC, in molte città del mondo.
I movimenti e le organizzazioni indigene e campesine, in particolare quelle del nord del Cauca dove noi viviamo, hanno deciso di non aderire alla marcia nazionale, perché la considerano politicamente strumentalizzata per far scendere in piazza a favore del governo Uribe e del Plan Colombia questi settori di popolazione, che tuttora sono un ostacolo al piano, e prendere ufficialmente una posizione contro le FARC. La politica di seguridad del presidente è largamente appoggiata dalla
popolazione che vive nelle zone urbanizzate (70% popolazione) perché la presenza massiva dell'esercito ha permesso di poter condurre una vita relativamente sicura e tranquilla dagli attacchi della guerriglia, questo però solo nelle zone urbane, il prezzo di questa sicurezza lo pagano le zone rurali.

Certamente la manifestazione di ieri é nata dalla base, alimentata dall'orrore per le immagini delle condizioni in cui si trovano i sequestrati dalla FARC e da una generale stanchezza per questa guerra che dura da 40 anni. Le FARC si sono giocate l'appoggio di larga parte della popolazione con la loro intransigenza, il settarismo politico di cui sono fautrici e soprattutto con la pratica dei sequestri che negli ultimi tempi si é accompagnata ad una serie di promesse tradite, come la
liberazione di alcuni prigionieri, la più famosa è Ingrid Betancourt, e che ad oggi, nonostante tutto il circo mediatico, incluso l'intervento del presidente Chavez, non ha portato a nulla.

Per il movimento indigeno é importante sottolineare la distanza dalle FARC, ma anche dalla politica governativa che pretende di risolvere il conflitto esclusivamente con la forza e riaffermare la propria identità di soggetto politico impegnato pacificamente nella difesa della vita, della dignità e della terra da ben prima che l'emozione per le immagini dei sequestri portassero le città a mobilitarsi.

I soggetti armati sono una minaccia per la vita delle comunità a prescindere dalla divisa che indossano; entrambi tentano di coinvolgere la popolazione civile nel conflitto a proprio vantaggio.
La guerriglia, a vario titolo legata al narcotraffico, difende i coltivi illeciti e arruola ragazzi e ragazze sempre più giovani tra gli strati più miseri della popolazione; i militari eradicano i coltivi illeciti di coca e papavero, ma non stanno a fare i sottili, lo scopo sotterraneo del governo è eradicare oltre ai coltivi anche la popolazione per poter sfruttare la terra ed in particolare il sottosuolo ricco di minerali preziosi, che gli indigeni non utilizzano perché non è
nella loro cultura e per preservare le risorse idriche. Sono infatti i militari stessi a minacciare, rubare, spaventare la gente, a volte vestiti da paramilitari per non farsi riconoscere. La gente è convinta che il governo non avrebbe mai concesso l'asfaltatura della strada che porta fino a qui (praticamente in mezzo al nulla) se non ci fosse sotto qualcosa di più grosso.

La presenza degli uni attira l'intervento o lo scontro con gli altri e la gente ci vive in mezzo come può.
Questo rende evidente perché si è deciso di non schierarsi, ma ciò non significa inerzia. Venerdì 8 febbraio in Toribio i cabildos dei tre resguardos hanno organizzato una marcia e una manifestazione a favore della vita, della pace e della smilitarizzazione in cui ci sarà un momento dedicato alla narrazione del processo storico che ha portato alla rivendicazione di popolo e anche un riconoscimento per la guardia indigena che è stata istituita nel 2002. Quest'ultima si compone di
volontari disarmati ed ha il compito di proteggere la vita della popolazione civile, ma non la sicurezza dei coltivi illeciti, che sono ciò che attira le parti armate nel territorio.

Speriamo e preghiamo che tutto si svolga in modo tranquillo, perché nei giorni precedenti la marcia ufficiale ci sono stati scontri a fuoco al Tierrero, nel resguardo di Caloto e la guerriglia girava, soprattutto ai piedi delle montagne per intimare alla gente di non partecipare.
Noi dal canto nostro ci mettiamo preghiera, presenza e scritti per far conoscere ciò che ai più non appare.

Raffa e Joseph

lunedì 4 febbraio 2008

La Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!, accanto alle vittime


Oggi 4 febbraio 2008, si realizzano in Colombia e in diverse città del mondo, eventi pubblici con diverse motivazioni politiche e esistenziali: il Governo colombiano e i grandi mezzi di comunicazione hanno lanciato un appello per marciare contro le FARC; i familiari dei sequestrati da questa organizzazione guerrigliera, hanno preferito organizzare una giornata di preghiera e non partecipare   alla marcia ufficiale; le organizzazioni che difendono i diritti umani, i sindacati e altre organizzazioni sociali e forze politiche alternative, realizzeranno una concentrazione in Piazza Bolivar a Bogotà, in favore dell’Accordo Umanitario, contro la guerra e i sequestri.

La Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!, manifesta il suo appoggio alle vittime della violenza colombiana esigendo dal Governo colombiano e dalle FARC , che realizzino, il più presto possibile, un Accordo Umanitario che permetta di rilasciare in libertà le persone in mano alle FARC.

La nostra voce di protesta si alza contro tutti i gruppi armati legali e illegali, Esercito, Paramilitari e guerriglia, che continuano a colpire la popolazione civile; contro la negazione di chi detiene il potere , di impegnarsi realmente per una uscita negoziata e politica dal conflitto armato che da oltre 40 anni insanguina il paese e contro le strutture che hanno consentito di rendere permanente ed eterna la situazione d’ingiustizia sociale ed economica in Colombia.

Di seguito vi invitiamo a leggere la lettera che la nostra amica e compagna di viaggio Natalia Biffi ha inviato all’Ambasciatore della Colombia in Italia Sabas Pretelt , come risposta all’invito fatto dall’Ambasciata per partecipare oggi a Roma alla concentrazione contro le FARC, senza fare nessun riferimento al terrore paramilitare e delle Forze ufficiali.


- Desidero dire – sorride il colonnello Aureliano Buendìa ,
- che stiamo lottando per il potere-.
- Sono riforme tattiche - risponde uno dei delegati del Governo.
- Per adesso quello che è importante e ampliare la base popolare della guerra.
- Dopo vedremo
( Marquez, 1987:733)

Granada 3 febbraio 2008

Signor Ambasciatore,
ho ricevuto la sua lettera di invito alla manifestazione “NO A LAS FARC” che conferma, disgraziatamente, la mia profonda intuizione e timore per il significato che si potrebbe assegnarle, senza uno sguardo, a questo grido che riflette il dolore di noi tutti di fronte all’arbitrio di coloro che ostentano le armi, sia che si chiamino guerriglia, narcoparamilitari o Esercito nazionale.

Io, dal canto mio, non parteciperò alla manifestazione e non perché sono una guerrigliera o appoggi questo gruppo che, come gli altri, pretende di legittimare la sua azione attraverso il terrore. Non parteciperò perché il popolo colombiano da molto tempo ha detto NO alle FARC. A volte sono gli interessi privati, militari e, perché non dirlo, un sistema politico che ha bisogno di questi spettacoli per giustificare le sue ingiustizie, a volte sono quelli che non hanno saputo né voluto fare nel nostro paese una Politica di Pace.

Così come grido No alle FARC, NO al sequestro, grido anche NO a la Narcoplitica, NO ai Paramilitari nel Congresso, NO alla Politica di Sicurezza Democratica, NO alle detenzioni arbitrarie, NO al Falso Positivo, NO ai latifondisti, NO al 6,5% del nostro PIL in spese militari, NO al Plan Colombia, NO al Trattato del Libero Commercio, NO alle piantagione della Palma da olio, NO allo sfollamento forzato dei nostri contadini, NO alla percentuale tanto alta ( più della metà dei cittadini) che vive in situazione di povertà, senza accesso all’educazione, alla salute e alla protezione dell’ambiente.

Distinto Ambasciatore, non desidero che legga questa risposta come una comunicazione offensiva, semplicemente mi sono permessa di risponderle come ho fatto con tutti quelli che mi hanno invitato a partecipare a questa manifestazione. Mi piacerebbe terminare con quello che ha scritto Juan Camillo Restrepo, persona che lei conosce bene: “ Se le FARC non fossero esistite le avremmo dovute inventare. Sono la principale giustificazione per lo straripamento delle spese militari e per giustificare la rielezione a tempo indeterminato. “

Io spero che Juan Camilo Restrepo, non abbia ragione.

La saluto molto cordialmente,
sua concittadina,
Natalia Biffi H.

Contra todas las violencias y en favor del Acuerdo Humanitario

¡No al secuestro!



Colombia en pie por libertad, acuerdos humanitarios y paz


Ninguna causa justifica y nadie debe justificar crímenes de guerra o de lesa humanidad, sean cometidos por guerrilleros, paramilitares o agentes del Estado, porque constituyen graves infracciones al derecho internacional humanitario y, con frecuencia, actos terroristas.

!Qué los liberen a todos ya! Este es el grito que convoca a millones de personas en Colombia y el mundo para exigir la libertad de los secuestrados. ¡Qué no vuelvan a secuestrar! Esa es la exigencia de una sociedad hastiada con este delito de lesa humanidad y con los tratos crueles, indignos e inhumanos a que están sometidas las víctimas.

Saludamos la decisión unilateral de las FARC de liberar a Clara Rojas y Consuelo González. Agradecemos las gestiones humanitarias del presidente de Venezuela, Hugo Chávez y demás gobiernos de países amigos, de la senadora Piedad Córdoba, del Comité Internacional de la Cruz Roja, así como la facilitación del gobierno colombiano para esta liberación. La facilitación internacional debe hacerse con respeto a nuestra soberanía.

Este es un camino viable para liberar cuanto antes a quienes se encuentran enfermos. El otro es el acuerdo humanitario por el cual seguimos trabajando. El gobierno y las FARC deben flexibilizar sus condiciones (mover los inamovibles) bajo consideraciones humanitarias y no políticas. Respaldamos la propuesta de Francia, España y Suiza para una zona desmilitarizada y con presencia internacional, que permita el encuentro, el dialogo y la liberación en un tiempo acordado y limitado. Anuncios de rescate o cerco militar, así como nuevos secuestros, no favorecen un clima propicio para eventuales acuerdos.

Recordamos que también hay indignación por los miles de asesinatos y desapariciones forzadas cometidas por grupos paramilitares que siguen operando en el territorio nacional. Estos crímenes de guerra se ponen en evidencia con la identificació n de mas de cuatro mil fosas comunes en donde ocultaron los cadáveres, luego de someter a las víctimas a crueles torturas. Mas de 4 millones de personas han sido desplazadas y sus tierras arrebatadas. También motivan indignación y rechazo las muertes de civiles, presentados como "bajas en combates" y las detenciones arbitrarias que terminan siendo falsos positivos de la Fuerza Pública.

Reafirmamos que este conflicto armado no tiene solución militar. La costosa guerra del Estado no es el camino para superar el conflicto ni las armas de la guerrilla son la vía para resolver sus causas.

El 4 de febrero, al igual que miles de colombianos y colombianas en el país y en el mundo, haremos sentir nuestra voz por la libertad, los acuerdos humanitarios y la paz. En Bogotá la concentración será en la Plaza de Bolívar el 4 de febrero desde las diez de la mañana, sin violencia, respetando el pluralismo y la libertad de expresión. Con todas las víctimas, toda la solidaridad y toda nuestra indignación.


Firman:
Acción Campesina Colombiana, Alianza Iniciativa de Mujeres Colombianas por la Paz (IMP), Agenda Caribe, APAT (Neiva), Asamblea Permanente de la Sociedad Civil por la Paz, Asociación Cultural y Ambientalista del Sur -- ACAS (Neiva), Asociación Escuela Ciudadana (Cali), Asociación Lanzas y Letras (Neiva), Asociación para el Desarrollo Integral de las Mujeres, la juventud y la infancia, Asociación para la Promoción Social Alternativa MINGA, ASOCOMIN (Neiva), ASOCOPH (Huila), Asomujer y Trabajo, Central Unitaria de Trabajadores CUT, Centro de Investigación y Educación Popular (CINEP), CINCOP, Confederación de Colombia CTC, Confederación General del Trabajo CGT, Confederación Nacional de Organizaciones Afrocolombianas, Consejo Regional Indígena del Cauca CRIC, Consultoría para los Derechos Humanos y el Desplazamiento (CODHES), COOFINEP, Corporación Andes (Neiva), Corporación Avanzar (Neiva), Corporación Avocar, Corporación Casa de la Mujer, Corporación Cuchiyuyo (Neiva), Corporación Curibano (Neiva), Corporación ]UHACO (Neiva), Corporación Nuevo Arco Iris, Corporación para la Vida: Mujeres que Crean, Corporación Red de Promotores de Derechos Humanos y DIH (Neiva), Corporación Vamos Mujer, Corporación Viva la Ciudadanía, Escuela Nacional Sindical, Escuela Popular de Derechos Humanos (Neiva), FENSOAGRO (Neiva), Foro Interétnico Solidaridad Chocó, Fundación Compromiso (Bucaramanga) , Fundación Confiar, Fundación Cultura Democrática, Fundación País Libre, Fundación Progresar (Cúcuta), Fundación Seres Humanos, Fundación SURCOS (Cartagena), Iniciativa de Mujeres por la Paz (Neiva), Instituto para el Desarrollo y la Paz (INDEPAZ), Instituto Popular de Capacitación (IPC) Medellín, Instituto Sindical Maria Cmo -ISMAC, ISCOD, Liberales Plan B, Mesa Cooperativa y Solidaria, Misión de Observación Electoral -MOE, Movimiento Comunal Comunitario, Observatorio Surcolombiano de Derechos Humanos (Neiva), Organización Femenina Popular (Neiva), Planeta Paz, Plataforma pa'l Sur, (Neiva), POLO DEMOCRATICO ALTERNATIVO, Red Nacional de lniciativas por la Paz y contra la Guerra REDEPAZ, Red Nacional de Mujeres, Ruta pacífica por la salida Negociada del Conflicto Annado Interno, Unión Nacional de Usuarios de Servicios Públicos Domiciliarios, Alejandra Barrios Cabrera, Alejandro Chaparro, Alexandra Bermúdez, Álvaro Villarraga, Ana Teresa Bernal, Andre Roth, Apécides Alvis, Boris Montes de Oca, Camilo González Posso, Carlos Gaviria Díaz, Carlos Rodríguez Díaz, Carlos Rodríguez Mejía, Carlos Salgado, Daniel García-Peña, Eduardo Cifuentes Muñoz, Fabián Villota Galeano, Flor Edilma Osorio Pérez, Gloria Florez, Gustavo Petro, Héctor Fajardo, Jaime Zuluaga, Jorge Castellanos, Jorge Rojas Rodríguez, Julio Roberto Gómez, Laurence Mazure, Luciano Sanin, Luís Eduardo Salcedo, Luís Sandoval, Mágdala Velásquez, María Eugenia Sánchez, Marco Romero Silva, Mauricio García S.J, Mauricio Trujillo-Uribe, Martha Peña, Miller Dussán Calderón, Norma Henriquez, Olga Amparo Sánchez, Lucía Ramírez, Oscar Arbelaez , Pala Arbelaez , Parmenio Cuéllar Bastidas, Pedro SanLlna Rodríguez, Satya Jennings, Wïlfredo Cañizales, Wi1son Borja, Witney Chávez ...