mercoledì 15 ottobre 2008

Ci massacrano



[15/10/2008] [ ] [Autore: CRIC]

Contro le comunità indigene di La Maria Piendamò, il massacro è iniziato e si prepara a diventare più violento, fondandosi sulla menzogna e l’accusa. Debole l’azione e l’incidenza delle organizzazioni nazionali e internazionali dei Diritti Umani.

All’inizio della lotta del CRIC, ad ucciderci sono stati i paramilitari contrattati dai proprietari terrieri. Poi sono stati i gruppi paramilitari conniventi con gli organismi dello Stato, ed è stata anche la guerriglia. In occasione delle ultime mobilitazioni, le forze dell’ordine hanno sperimentato meccanismi e strumenti per ucciderci impunemente e questi meccanismi sono diventati sempre più comuni, di fronte all’indolenza dell’opinione pubblica che permette e accetta che si agisca in violazione alla Costituzione e alle leggi del proprio Stato, contro la popolazione povera della Colombia.

Oggi abbiamo una polizia che in nome della legittimità dello Stato ricorre sconsideratamente all’uso della forza, applica la pena di morte e assassina la popolazione che sarebbe tenuta a difendere per dovere costituzionale. Con autoblindo, armi convenzionali e non convenzionali, colpi di pistola e di fucile, aggrediscono chi si mobilita e pretendono di cancellare la loro infamia e la loro totale ignoranza dei fondamenti di uno Stato Sociale di Diritto.

Dopo aver ucciso, ferito, calpestato i diritti fondamentali, si permettono di mentire e di accusarci che siamo noi stessi, gli indigeni e i settori popolari, che ci stiamo auto eliminando o che abbiamo accordi con la guerriglia e che usando i loro esplosivi ci stiamo uccidendo tra di noi. In questo modo vogliono non soltanto occultare i loro crimini, ma stanno anche preparando le condizioni e le giustificazioni per perpetuare il massacro.

Intanto i settori d’opinione interessati al normale funzionamento della via Panamericana chiedono il dialogo, nonostante sembrino già abituati alla morte come argomento di difesa dello Stato e non mostrino preoccupazione per la violazione dei Diritti Umani da parte delle forza pubblica che si sta perpetuando a La Maria. Nondimeno ci sono dei settori popolari e democratici che si esprimono pubblicamente in difesa della vita e della Costituzione e che sono consapevoli del fatto che questa è una lotta di tutti per salvare quel poco che resta dello Stato Sociale di Diritto.

L’organismo a difesa del popolo (La Defensoria del Pueblo) ha richiamato al rispetto dei diritti umani e al dialogo, adempiendo alla sua funzione. Nonostante ciò, chiediamo che questo organismo istituito con la costituzione del 1991 svolga il suo ruolo e sia garante del rispetto dei diritti umani da parte dello Stato. La Defensorìa del Pueblo, deve essere presente nella zona e appurare come sta agendo la forza pubblica, quali armi convenzionali e non convenzionali sta utilizzando, la presenza di civili armati protetti dalla polizia, la violazione delle abitazioni. La Defensorìa del Pueblo deve rendere noto alla comunità nazionale e internazionale chi sono quelli che non lasciano passare le ambulanze dal momento che l’esercito e i mezzi di informazione che diffondono i suoi comunicati dicono che siamo noi, mentre noi sosteniamo e sappiamo che è la forza pubblica che ne impedisce il passaggio. Facciamo un appello al Difensore del Popolo Nazionale perché capisca che qui non si sta rispettando la Costituzione colombiana e che è dovere dell’organismo di Difesa vigilare perché non sia così.

Nello stesso senso, lanciamo un appello al sistema delle Nazioni Unite, al tavolo umanitario del Cauca e alla comunità internazionale perché possano essere testimoni e possano far sapere al mondo quello che sta succedendo a La Maria. Se si stabiliscono la verità e la giustizia come pilastri fondamentali della pace e della convivenza, non bisogna cercarle solo in seguito al verificarsi dei fatti, ma anche nel presente di questa guerra generalizzata contro la popolazione.

Più di sessanta feriti, un morto, un altro corpo abbandonato e massacrato a colpi di machete e che la forza pubblica non ci permette di raggiungere, l’utilizzo di armi convenzionali e non e di procedimenti non autorizzati né legalmente né eticamente, l’incoronamento della menzogna come verità di Stato, le autoblindo che avanzano per le strade secondarie, gli elicotteri che circondano l’area indigena, la zona de La Maria, trasformata in un campo di guerra, sono fatti che meritano ed esigono che le istituzioni nazionali e internazionali dei diritti umani e tutte le persone democratiche del mondo arrestino questo massacro.

Nella misura in cui questo territorio indigeno è stato trasformato in un campo di morte e di guerra, ci giunge voce che attori armati della guerriglia vogliono approfittare della situazione caotica perché, come lo Stato, sono interessati soltanto all’intensificazione del conflitto. Rifiutiamo qualsiasi intervento di questi attori ed esigiamo il rispetto della mobilitazione e dell’autonomia del movimento sociale e il rispetto dei diritti umani.

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