giovedì 17 gennaio 2008

Ritorno di famiglie sfollate della Comunità di Pace di San Josè de Apartadò



Ritorno alla frazione Mulatos, 21 febbraio 2008


Il 21 febbraio 2005 LUIS EDUARDO, BELLANIRA, ALFONSO, SANDRA, SANTIAGO, ALEJANDRO, NATALIA, DEINER sono stati assassinati dall’esercito a Mulatos e a Resbaloza, un massacro crudele e sfacciato. In quell’occasione lo Stato ha mostrato quel volto che abbiamo avuto modo di conoscere negli anni, perché tutte le istituzioni si sono unite per cercare di insabbiare l'orrendo avvenimento e gettare la colpa sulla comunità stessa, per poterla in seguito annientare. La storia ci ha dato ragione, e si è potuto constatare come la verità fosse proprio corrispondente a quanto abbiamo sempre detto.

Quel massacro voleva essere il culmine dello sterminio attuato in queste zone, e l’occasione per installarvi i paramilitari, come lo Stato ha già fatto in quasi tutta la regione dell’Urabá, ma ancora una volta la storia e la resistenza civile delle vittime ha impedito che tutto ciò si verificasse, nonostante gli orrori compiuti in queste frazioni.
Vale la pena ricordare la storia delle barbarie compiute dallo Stato in questa zona, alla quale ci apprestiamo a tornare con l’animo di farla rifiorire e di seminare vita con dignità. Nel 1977 l’esercito uccide 8 contadini, da lì in poi continuano le minacce e gli sfollamenti ininterrotti, nel 1996 l’esercito e i paramilitari sfollano ulteriori famiglie, cosicché nell’aprile del 97 le frazioni sono ormai disabitate. La comunità comincia un processo di ritorno e, tra il 2000 e il 2001, 128 famiglie rientrano a Mulatos e a Resbaloza, dove si costruiscono case, si semina, si rimette in piedi la scuola e c’è un professore della comunità; i gruppi di lavoro hanno riportato in vita luoghi dov’era stata seminata la morte con fucili e proiettili.
Ma l’attacco contro la popolazione civile non si è fatto attendere. Nel 2003 cominciano attacchi indiscriminati contro tutte le frazioni, e in meno di un anno, le azioni congiunte di esercito e paramilitari costringono la gente allo sfollamento ben 8 volte, e vengono assassinate 12 persone tra cui un bambino. Di fronte a questa follia dello Stato, la maggioranza della gente decide di non ritornare, e a Mulatos restano solo 12 famiglie. In questa situazione Luis Eduardo e Alfonso propongono la creazione delle zone umanitarie, e si inizia il lavoro per rendere possibile un’altra volta il ritorno della gente, e per esigere il rispetto della vita da parte degli attori armati.
Lo Stato però vuole risolvere il problema una volta per tutte, e così l’esercito, il 21 febbraio del 2005, compie un massacro con l’intento di sterminare tutti, o costringerli ad andarsene una volta per sempre. In quel momento sembrano ottenere l’effeto sperato, ma anche in quell’occasione gli assassini si stanno sbagliando, perché chi vive praticando la resistenza civile non retrocede di fronte all’ingiustizia, e la memoria dei nostri morti ci dà la forza per andare avanti.
Proprio grazie a questa memoria, a tre anni dal massacro torniamo nuovamente a Mulatos, e da lì riprenderà a fiorire la vita in dignità. Sappiamo che gli stessi autori del massacro del 21 febbraio cercheranno ancora di sterminarci, ma non retrocederemo di un passo, anzi la solidarietà di tanta gente che crede nella verità e nella giustizia ci spinge a continuare a seminare vita.
Partiremo la mattina del 20 febbraio da San Josesito in direzione Mulatos, faremo tappa in alcune abitazioni di famiglie già ritornate, quindi celebreremo l’eucaristia nel luogo in cui è stato ucciso Luis Eduardo e in seguito andremo dov’è stato assassinato Alfonso. Qui procederemo a un resoconto dell’orrore che si è vissuto in queste zone, in serata condivideremo la situazione con le persone che si stanno apprestando a ritornare alle frazioni per costituirvi le zone umanitarie: La Hoz, Rodozali, el Venado, Sabaleta, Resbalosa. Il 21 febbraio passeremo per alcuni dei luoghi dove si è voluto seminare morte, e per La Esperanza e La Unión, per poi fare ritorno a San Josesito il 23.
Speriamo di poter condividere questa esperienza con molta gente, in solidarietà, e sappiamo che molti di coloro che non potranno essere lì ad accompagnarci direttamente faranno un atto di memoria per ricordare le persone assassinate e per esigere il rispetto di tutti coloro che stanno attuando il ritorno. Ringraziamo per tutta la solidarietà ricevuta in questo cammino di dignità.

COMUNITÀ DI PACE D SAN JOSÉ DE APARTADÒ
15 gennaio 2008
--
Comunidad de Paz de San José de Apartadó
http://www.cdpsanjose.org

Nessun commento: