venerdì 12 ottobre 2007

DISARMO PARAMILITARI: CRITICHE DA COMMISSIONE INTERAMERICANA DIRITTI UMANI



COLOMBIA 12/10/2007 15.06
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Diritti Umani, Standard
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Non garantisce che tutti coloro che vi hanno aderito siano effettivamente membri di gruppi paramilitari, né che abbiano davvero consegnato le loro armi, né la sicurezza delle vittime: sono le dure critiche rivolte dalla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) al controverso processo di disarmo delle Autodifese unite della Colombia, protagoniste dal 2003 di un discusso negoziato di pace con il governo che avrebbe portato, almeno sulla carta, alla smobilitazione di 31.000 combattenti. In un rapporto presentato a Washington, la Cidh indica, tra l’altro, che al momento della smobilitazione le autorità non hanno ritenuto di dover indagare su eventuali responsabilità penali dei partecipanti; “un’occasione persa per la raccolta di informazioni sui blocchi delle Auc, i loro membri e la dinamica socio-economica che ne consentiva l’esistenza”. Lo studio, frutto di una missione della Cidh sul terreno, afferma poi che i meccanismi adottati per la smobilitazione e il reinserimento nella vita civile degli ex-combattenti - con relativi incentivi economici - hanno favorito “persone che non necessariamente appartenevano alla struttura armata”; tra le armi consegnate, inoltre, “in alcuni casi non ne figurano di moderne o in buono stato”. Vengono inoltre denunciate “restrizioni” nei confronti delle vittime per ottenere il patrocinio legale e si esprime “preoccupazione” per il fenomeno del riarmo che ha da tempo dato vita a nuove milizie normalmente denominate dal governo ‘bande emergenti’. “Esistono ancora molte zone del paese dove la violenza delle bande criminali, membri delle Auc che non si sono smobilitati, nuovi attori armati e il rafforzamento di quelli pre-esistenti, causano timore alle vittime e le limitano nel rivendicare i propri diritti”. Per la Cidh sono “è incerto l’effettivo scioglimento delle strutture armate del paramilitarismo e la genuina partecipazione dei quadri armati delle Auc”, poiché “il fenomeno delle strutture armate illegali resta presente nelle stesse aree del paese” in cui gli ‘squadroni della morte’ sono rimasti attivi per almeno 20 anni macchiandosi di crimini efferati.
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