martedì 24 marzo 2009

SBALORDITI DAVANTI A TANTA IMPUDENZA

Comunità di Pace San José de Apartadó 19 marzo 2009

Da settimane stiamo comunicando diverse testimonianze che dimostrano,giorno dopo giorno, l’aggravarsi della situazione di tensione che vive la nostra Comunità di Pace; gli avvisi di sterminio con i quali ci minacciano; gli attacchi contro il nostro processo; l'abuso e la sfacciataggine con la quale agisce la Brigata XVII, senza che nessuna istanza di controllo dello Stato ci difenda.

Al contrario, è tanto il cinismo, che sia il Governo nazionale che quello locale parlano di tutto questo come di cose passate; secondo loro "in Urabá tutto va bene; tutto è in pace". Ed hanno ragione, perché per loro la pace è la pace delle tombe; la pace del silenzio; la pace della sottomissione; la pace delle pallottole e della morte, l'unica pace che credono possibile.

Ci accusano di screditare le istituzioni e di fare terrorismo psicologico. Dolorosamente, i nostri orfani, le nostre donne violentate, la fame alla quale ci hanno costretto, le indagini giudiziarie, le montature, le morti, i saccheggi ed i furti, le incursioni violente, le minacce, l’occupazione abusiva dei nostri spazi, non sono finzione né "terrorismo psicologico" bensì fatti reali, e tutti questi assassini, propagatori del terrore e fautori di crimini, saranno giudicati dall'umanità. Sappiamo che ogni giorno che passa la condanna morale di coloro che credono nei principi essenziali della vita, sarà più forte.

Per i carnefici, tutto ciò che ci succede è "bugia"; quello che hanno sopportato le vittime sono solo "invenzioni e calunnie". Questo lo sappiamo. Chi difende la vita conosce già da un pezzo questo discorso cinico. Ogni morte, ogni violazione dei diritti, è negata ed occultata. Con tutto ciò, la storia ci ha dato sempre ragione. Abbiamo sostenuto che il paramilitarismo agisce insieme alla forza pubblica massacrando e distruggendo, e lo ho fatto già da prima del 1997 quando abbiamo creato la Comunità di Pace, però ci hanno detto e continuano a dirci che "il paramilitarismo non esiste”. Abbiamo raccolto i nostri morti e c'è stato sempre detto: “non ci sono morti, solo quelli che ammazza la guerriglia"; "viviamo in pace." Torturano e poi ci dicono: "sono pure invenzioni; qui non si tortura; rispettiamo i diritti umani”. Hanno massacrato Luís Eduardo, Alfonso Bolívar e le loro famiglie, e ci hanno detto: "non siamo stati noi". Ma noi, come vittime, assimiliamo la dimensione storica della verità e della giustizia. Sappiamo che i segni dell'orrore non possono essere cancellati dal potere arrogante che cerca di silenziare le coscienze, controllare i mezzi di informazione ed instaurare l'impero della bugia.

Per tutto questo dobbiamo testimoniare gli ultimi fatti che continuano ad evidenziare la dinamica di morte e sterminio alla quale siamo continuamente sottoposti :
• Il 1° marzo alle 2 p.m., una motocicletta con due uomini incappucciati e con armi corte è entrata ed ha girato per tutto il centro abitato di San José.
• Il 1°, 2 e 3 marzo, i paramilitari hanno messo posti di blocco all'uscita di Nuova Antioquia verso La Speranza, vestiti con abiti militari, con armi lunghe e con i braccialetti delle "Autodefensas"; hanno effettuato perquisizioni e hanno detto alla persone che era proibito trasportare alimenti per un valore di oltre 50.000 pesos.
• Il 9 e 10 marzo sono stati distribuiti ad Apartadò e a San José volantini firmati dai paramilitari con la lista delle persone che dovevano lasciare la zona altrimenti sarebbero state assassinate, e nei quali si confermava la volontà di realizzare, secondo loro, una "limpieza social “ (pulizia sociale).
• Tra i 7 e 13 marzo l'Esercito è stato presente nella frazione La Resbalosa. I soldati hanno distrutto vari raccolti; sono entrati nelle case ed hanno portato via il cibo che serviva per le famiglie; hanno minacciato l'insegnante della Comunità che lavora lì ed alcune famiglie; gli dicevano che erano "guerriglieri" e che andavano ad ucciderli.
• Il 14 marzo alle 12 p.m., nel sentiero Mulatos - Centro, truppe dell'Esercito hanno tentato di violentare Luz Tatiana Puerta. Lei si è difesa come ha potuto, gridando aiuto. Non riuscendo a violentarla, l’hanno minacciata di morte e di sottoporla a giudizio come guerrigliera. Allo stesso tempo, Isaac Torres, che stava con lei, lo hanno preso da una parte e gli mentre gli passavano il macete sulla guancia gli dicevano che gli avrebbero tolto la pelle e cavato gli occhi; gli hanno detto che era un guerrigliero e che l’avrebbero ammazzato. Isaac gli ha risposto che facessero quello che volevano. Dopo oltre mezz'ora di quella tortura psicologica, lo hanno lasciato andare insieme a Luz Tatiana, avvertendoli che se avessero raccontato quello che era successo se la sarebbero passata molto male.

Tutti questi avvenimenti dimostrano con chiarezza la azioni di morte degli agenti dello Stato. A tutto ciò si aggiungono i vari combattimenti che si sono avuti negli ultimi giorni. Sappiamo che questa azione di morte ha l’obiettivo di sterminarci, tuttavia, non cederemo davanti a tanto orrore.

Continuiamo a credere nella validità del nostro progetto di vita e la perversità dello Stato può solo rafforzarci nel nostro intento. Quotidianamente ci confermiamo nel valore della solidarietà ed i messaggi che costantemente riceviamo da coloro che, da tanti angoli del mondo, credono nella vita, ci fortificano e c'incoraggiano a proseguire nella nostra ricerca di un mondo alternativo.


Traduzione a cura della Rete Italiana di Solidarietà

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