martedì 17 marzo 2009

Dichiarazione finale della Seconda Minga di “Pensamiento”

03-03-2009

A trent’otto anni da questa storica assemblea di Susana, realizzata in questo stesso territorio di Tacueyó, dove i nostri predecessori fondarono il Consiglio Regionale Indigeno del Cauca (CRIC), ci ritroviamo per continuare a rafforzare il suo mandato:
la piattaforma di lotta degli Indigeni del Cauca.
Noi, donne e uomini Indigeni Nasa del Nord del Cauca, uniti nella II Minga di “pensamiento”, del Cxab Wala Kiwe –Territorio del Gran Pueblo, Associazione dei Cabildos del Nord del Cauca ACIN, “Resistenza e Autonomia di fronte all’aggressione e all’occupazione integrale contro la vita e i territori”:
• abbiamo visto e analizzato la situazione politica che vive il Paese e i problemi organizzativi e politici che abbiamo;
• abbiamo constatato le minacce contro la vita e il territorio prodotte da un progetto di morte e di privazione che ci viene imposto dalle transnazionali, dal capitale e dallo Stato;
• abbiamo sentito i dolori che produce la guerra in tutte le persone;
• abbiamo confermato che la mobilitazione indigena e popolare, la difesa del nostro progetto di vita e il dialogo, sono l’unica strada che può fermare la guerra, che può nuovamente riempire di speranza il Paese e costruire una società includente, giusta e solidale.
Come risultato di questo lavoro, riprendendo le radici della nostra storia millenaria e aderendo alla saggezza dei nostri antenati concordiamo ciò che segue:

Dichiarazione Finale della Seconda Minga di Pensamiento de la Cxab Wala Kiwe

Il contesto in cui lottiamo:

1. Il governo di Alvaro Uribe Vélez per noi è illegittimo. E’ chiaro che si tratta di un governo in cui tutti mentono, in cui tutti gli alti funzionari ingannano e cercano di tradire la gente, in cui lo stesso presidente non adempie alla sua parola; un governo che una volta consegna la sovranità, un’altra la natura e il territorio alle imprese transnazionali, un governo che non ha vergogna di allearsi con gruppi di assassini, di organizzarli direttamente o di lasciarli operare affinché distruggano il movimento sociale; un governo che attenta con la sua azione e le sue leggi contro lo stato sociale di diritto e che cerca di sostituire la legge con la volontà arbitraria del presidente, un governo che per tutto il tempo sta smantellando diritti e in cambio concede elemosine; un governo così secondo noi è illegittimo. Esiste una politica integrale di aggressione e di occupazione dei nostri territori che combina una strategia di implementazione delle leggi di privazione che cerca di concedere la nostra vita agli interessi delle transnazionali; un’altra strategia è basata sul terrore, sulla militarizzazione dei nostri territori e della vita, sull’assassinio e sul coinvolgimento della comunità nella guerra; una terza strategia, non meno nociva, che induce alla cooptazione di comunità e organizzazioni mediante programmi come famiglie in azione, famiglie guardaboschi e altri simili.

2. E’ necessario un altro governo nazionale. Che si opponga con chiarezza e senza doppiezza ai trattati di libero Commercio con Stati Uniti e Unione Europea, e che , in cambio, promuova trattati di interscambio e reciprocità tra i Popoli. Che veramente difenda la sovranità dei Popoli che abitano il Paese. Che non distrugga la Madre Terrra e la Vita in nome dello sviluppo. Che sia decente. Che non menta. Che non rubi. Che non si pieghi di fronte alle grandi imprese e alla potenza dei governi. Da parte nostra, ordiniamo ai nostri consiglieri e autorità, ai comuneros, ai tejidos con cui lavoriamo, che solo appoggino proposte che rispettino questi principi minimi; un governo che favorisca e difenda un progetto di vita e di dignità.

3. Noi Popoli Indigeni della Colombia e in particolare del Cauca abbiamo progredito negli ultimi 40 anni nel precisare il nostro progetto politico che possiamo sintetizzare in:
a- la necessità di trasformare il sistema politico affinché ci sia giustizia, democrazia, governo e vita in armonia con la natura;
b- la necessità che in questo nuovo sistema politico si rispetti davvero e profondamente il diritto dei popoli indigeni a governare sé stessi, a governare i territori e le risorse naturali, insieme al nostro impegno e con la convinzione che la Madre Terra non è proprietà di nessuno (e ancor meno delle transnazionali) ma che deve essere protetta e liberata affinché nutra e si prenda cura di tutti gli esseri viventi;
c- la necessità che le relazioni tra i popoli siano basate sulla comprensione, il rispetto e la solidarietà. Detto in altre parole cerchiamo un sistema politico veramente democratico (e non l’abbiamo), un sistema economico alternativo che non distrugga la natura e l’ambiente, una società in armonia;

4. Tutto il passato necessita e presuppone la costruzione della pace. Bisogna che la guerra finisca. In merito all’urgente consolidamento della pace, siamo giunti ad una semplice conclusione che consideriamo però vera: “non ci sarà pace per i colombiani se non c’è pace per gli indigeni, non ci sarà pace per gli indigeni se non c’è pace per tutti i colombiani”; lo abbiamo detto nel Congresso dei Popoli del Cota e lo ripetiamo anche qui. Non vogliamo semplicemente essere esclusi dalla guerra e dalle sue atrocità, mentre questa continua a distruggere il Paese e gli altri popoli. Non Vogliamo metterci in un guscio mentre la gente continua ad uccidersi. Vogliamo Che la guerra finisca! Perché con il pretesto della guerra contro il terrorismo il governo oggi ci invade, ci segnala, ci calunnia e mantiene una permanente occupazione con battaglioni di alta montagna; il pretesto è dare sicurezza però l’unica cosa che abbiamo ricevuto è aggressione, attacchi, paura e una maggiore insicurezza. Le forze armate accompagnano l’entrata delle transnazionali nei nostri territori e pretendono con l’aggressività dei fucili che accettiamo lo sfruttamento delle risorse naturali. L’esercito nazionale è una forza di occupazione che riempie di mine i nostri orti, che ci proibisce di recarci nella nostra casa, che contamina i nostri luoghi sacri, che ci utilizza come scudi nella sua guerra. La sicurezza democratica del governo è terrore, minaccia,distruzione; è sicurezza per i ricchi e paura per noialtri, semplicemente è una politica antidemocratica. Con il pretesto della sua guerra contro lo Stato la guerriglia attacca le comunità e cerca di soppiantare la nostra autorità. Mentre noi costruiamo un governo municipale popolare che dia autorità ai cabildos e all’assemblea dei comuneros, la guerriglia si prende i municipi, distrugge le nostre case e offre pretesti affinché la forza pubblica invada le nostre comunità; noi, con l’autorità dei nostri bastoni smantelliamo le trincee della polizia del centro di Caldono, Toribío y Jambalò, affinché la sua presenza non colpisca la popolazione civile mentre la guerriglia semina mine anti-uomo e non ha nessuna considerazione della gente che non fa parte della guerra; mentre noi, senza nessun timore, diamo un giudizio politico ai militari che hanno assassinato persone della comunità indigena, loro invece sequestrano membri delle nostre comunità per giustiziarli per presunti delitti come se non avessimo dato prova di avere migliori capacità di applicare la giustizia comunitaria come nessun altra istituzione ha fatto. E’ come se fossero contro il potere popolare del governo diretto dei comuneros indigeni; sembrerebbe che vogliano prendere il potere che noi dei settori popolari e indigeni abbiamo costruito con molta fatica e avessero rinunciato a prendersi il potere che hanno i ricchi.

5. Per questo ratifichiamo ciò che abbiamo detto nella Dichiarazione di Jambaló: “Daremo tutto il nostro appoggio per un processo di pace che si realizzi nel territorio nazionale sempre che sia una pace dialogata, concertata con la popolazione civile e con soluzioni pratiche ai problemi a corto, medio e lungo termine. Non accettiamo l’intervento di alcun attore armato o esterno nella nostra vita, nel nostro esercizio di governo proprio e di libera determinazione o nell’applicazione della giustizia, esigiamo dagli uni e dagli altri che rispettino il diritto internazionale umanitario e i diritti umani, che non ci coinvolgano in attività militari, che non ci attacchino a “tradimento”. In virtù di tale mandato e aderendo al principio indigeno della parola, convochiamo da questo Congresso, che è la massima autorità, le FARC per un dibattito pubblico e franco sopra il loro operato e sulla loro politica nei nostri territori. Vogliamo che ci spieghino i loro presunti propositi di trasformazione sociale; che ci dicano perché minacciano i nostri governi e la nostra gente, che ci mostrino come, assassinando e massacrando gli indigeni disarmati, si può costruire un nuovo Paese. Soprattutto vogliamo che si impegnino a rispettare il diritto alla libera determinazione che persino le Nazioni Unite hanno dovuto riconoscere. Convochiamo tutti gli organismi di diritti umani nazionali e internazionali come testimoni oculari e garanti di questo dibattito e sollecitiamo il governo nazionale affinché rispetti il nostro esercizio di autodeterminazione e di pace.

6. Anche le coltivazioni di coca si sono convertite in un pretesto d’intervento di tutti gli attori armati, legali e illegali. Si sono trasformate in una strategia di ampliamento territoriale e di sostituzione dell’autorità indigena da parte delle FARC che, approfittando della situazione economica di alcune famiglie che hanno colture, pretende imporre loro imposte, applicar loro presunte norme e cooptarle. Le coltivazioni si utilizzano ugualmente come pretesto per l’intervento da parte dello Stato che ha inadempiuto totalmente agli impegni di sradicamento volontario, disconosce le nostre proposte di sostituzione delle colture e al contrario privilegia la guerra chimica, i meccanismi militari e il coinvolgimento delle comunità nella strategia di guerra. Come abbiamo detto nella risoluzione di Jambalò, ci sono alcuni membri della comunità che coltivano coca per attenuare la fame e la miseria che sono conseguenza delle politiche di governo e di fronte all’inadempimento degli accordi pattuiti riguardo allo sradicamento di coltivazioni di uso illecito. Per questo manteniamo la nostra proposta di sostituzione delle coltivazioni. Ma nessun attore sociale o armato di destra o di sinistra può intervenire per risolvere questo problema. Solo le nostre autorità tradizionali sono deputate a mettere in armonia le famiglie che si trovano in questa situazione; soltanto la nostra organizzazione e i cabildos hanno la facoltà di cercare alternative con le persone coinvolte.

7. E’ chiaro che il progetto economico di morte delle transnazionali e dello Stato, la guerra, il narcotraffico, lo smantellamento dello stato di diritto, le sistematiche operazioni del governo contro i Popoli Indigeni, vogliono soprattutto distruggere le nostre forme di governo e la nostra relazione spirituale e di rispetto del territorio, che si sono trasformate in ostacoli alle sue intenzioni. Il suo progetto è contro il nostro piano di vita, contro la Madre Natura, contro il nostro territorio e il nostro governo

Consolidamento del nostro territorio autonomo indigeno Cxab Wala Kiwe

8. Il II Congresso ratifica che il nostro orizzonte è il consolidamento del territorio autonomo indigeno del Nord del Cauca. Non “stiamo aspettando” che il Congresso della repubblica legiferi per concedere la legge organica di ordinamento territoriale e regolamenti la Costituzione delle entità territoriali indigene: perché non gli interessa e perché se lo facesse sapiamo che sarebbe una legislazione prodotta al fine di espropriarci i diritti territoriali. La costituzione politica stabilisce che i territori indigeni sono entità territoriali della repubblica. Non abbiamo bisogno di una legge che lo riconosca perché sono già una realtà giuridica e materiale. La convenzione 169 della OIT e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei Popoli Indigeni obbligano ugualmente lo Stato a riconoscere i nostri territori. Il II Congresso ordina che si metta in atto immediatamente la nostra funzione legislativa territoriale per dare un quadro giuridico al territorio autonomo indigeno del Nord del Cauca a partire dalla legge de la Origen e delle altre leggi che riconoscono i nostri diritti. Abbiamo deciso che si costituisca una Commissione speciale con delegati dei cabildos, dei tejidos e del consiglio affinché deliberi una Minga de Pensamiento sulle leggi che devono regolare il territorio; all’interno di un processo partecipativo di consultazione con tutte le comunità, le autorità e gli anziani, questa commissione dovrà raccogliere ciò che è stato fatto in questi 38 anni di lotta ed elaborare una proposta di ordinamento giuridico del nostro territorio per presentarla al cospetto della massima autorità del nostro popolo.

9. II Congresso ratifica le politiche di consolidamento territoriale che abbiamo approvato nel I Congresso. Di conseguenza manteniamo la nostra esigenza di restituzione dei territori ancestrali che appaiono nel titolo dei Cinque Popoli di Juan Tama, esigiamo dallo stato il compimento degli obblighi di riparazione che gli ha imposto la Corte Interamericana dei Diritti Umani per il massacro del Nilo commesso con la partecipazione e la complicità di agenti dello stato. Siamo quasi convinti che lo stato non lo compirà. Per questo manteniamo il nostro rituale di liberazione della Madre Terra. Libereremo pacificamente la Madre affinché possa respirare libera, le toglieremo i lacci che la soffocano.

10. Reiteriamo la nostra opposizione di fronte a questo modello di morte e di privazione territoriale che abbiamo segnalato. Il nostro diritto e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti Umani dei Popoli Indigeni riconoscono il diritto alla proprietà e al governo sui nostri territori, sulle terre e sulle risorse e lo faremo rispettare. Le Nazioni Unite hanno accolto che noi popoli indigeni abbiamo diritto alla libera determinazione che nell’esercizio di tale diritto stabiliamo liberamente la nostra condizione politica e liberamente costruiamo il nostro sviluppo economico, sociale e culturale; che abbiamo diritto a conservare e a rafforzare le nostre istituzioni politiche, giuridiche, economiche, sociali e culturali; che abbiamo inoltre diritto a possedere, a utilizzare e a sviluppare e controllare le terre, i territori e le risorse che sono nostre per tradizione e che occupiamo o utilizziamo in altra forma; che abbiamo il diritto a sfruttare questo mezzo di sussistenza e di sviluppo e a dedicarci liberamente a tutte le attività economiche tradizionali e alternative. Non chiediamo al governo né in generale alle Istituzioni dello Stato che approvino o ratifichino la Dichiarazione approvata nell’assemblea delle Nazioni Unite da quasi la totalità dei Paesi del mondo. Gli chiediamo che la rispetti, che obbedisca e che la compia. Il governo non può dire che la Dichiarazione è contro la Costituzione; se fosse così, ciò che deve fare è modificare la Costituzione per non restare fuori dal sistema internazionale.

11. Aderenti alla Dichiarazione e al nostro diritto ancestrale, abbiamo immediatamente approvato la risoluzione ambientale nella quale stabiliamo che qualsiasi impresa nazionale o transnazionale, istituzione pubblica, associazione o collettivo, funzionario o persona vincolata o che dia vita ad opere e attività di sfruttamento di risorse naturali, opere di infrastrutture, ricerche associate, processi di negoziazione, consultazione o concertazione nell’ambito territoriale di Cxab Wala Kiwe, dovrà aderire pienamente alle direttive delle autorità tradizionali e del governo proprio, rispettare i piani di vita e i principi del popolo Nasa sulla natura e sulle forme di vita e riconoscere la territorialità del popolo Nasa e tenere in considerazione il consenso -libero, previo e informato in un processo di consultazione-. Lo diciamo ben chiaro: all’impresa che entri senza permesso e senza rispetto nei nostri territori, gli si applicherà la giustizia indigena. Ugualmente i governi locali e regionali inclusi i governi municipali e dipartimentali devono aderire pienamente ai principi e alle politiche dei piani di vita. Noi l’abbiamo proposto e abbiamo scelto per questo . Le decisioni sulle politiche pubbliche approvate dalle comunità e che colpiscono le risorse naturali, come acqua, minerali , parchi sono da compiere.

La previsione (ri-proiezione) dei Piani di Vita

12. I Piani di vita sono la nostra guida per recuperare il nostro cammino; l’abbiamo chiamato “il sogno che si sta facendo realtà” . Il II Congresso ha ricordato i principi culturali e spirituali del pensiero Nasa e ha ratificato il proposito di costituire nostri propri sistemi o modelli di giustizia, salute, educazione, economia. Ci siamo fatti una profonda autocritica perchè in virtù di riuscire nel progresso pratico di queste materie, in varie occasioni abbiamo perduto l’obiettivo di creare e rafforzare le nostre proprie istituzioni; per questo abbiamo preso varie decisioni per impedire che i nostri obiettivi strategici siano accaparrati dai modelli statali e imprenditoriali capitalisti. Per rendere operativi i mandati pianificati. Il mandato ai responsabili del piano di vita in tutti i livelli è che tutte le azioni devono essere guidate da principi propri di rispetto della Madre Terra, consolidamento dell’autonomia, rafforzamento dell’identità culturale, integralità, reciprocità, interculturalità, solidarietà tra i comuneros e le comunità, partecipazione, rispetto, consultazione delle comunità, non più politiche esterne. Non vogliamo essere dei mandatari dello stato né delle imprese, né delle chiese, né della guerriglia.

13. Per la re proyección dei piani di vita, la consejeria deve assumere in forma collettiva e prioritaria varie funzioni: in primo luogo la pianificazione territoriale integrale partecipativa, si deve fare in modo più consistente, permanente con dedizione; in secondo luogo il gemellaggio indigeno e il collegamento con altri settori sociali (relazioni esterne) sono compiti politici fondamentali della consejeria nel suo insieme, perché per la sua importanza nella proiezione della minga indigena popolare deve avere maggior attenzione; in terzo luogo la consejeria si deve assumere sistematicamente il compito di seguire le espressioni politiche elettorali che appoggiamo esercitando un controllo politico, programmando la rendicontazione, valutando che i rappresentanti in corporazioni pubbliche seguano gli orientamenti dei mandati e dei piani di vita. La consejeria ha il ruolo di orientare al livello politico i tessuti. Non può lasciare soli i gruppi di lavoro.

14. I mandati del I Congresso sono vigenti e devono essere mantenuti per il prossimo periodo. Però, al fine di approfondire la loro realizzazione ed esecuzione perché ha grandi debolezze, abbiamo ordinato che si stabiliscano i meccanismi e i procedimenti per organizzare il lavoro delle autorità . I consiglieri, i tejidos e i comuneros, questi hanno il compito di presentare all’assemblea dei governatori un piano di lavoro coordinato con le autorità tradizionali.

15. Le autorità tradizionali in virtù dell’unità e della coerenza devono orientare e assumere con impegno serio le decisioni comunitarie in modo che ciò permetta di rafforzare la governabilità nel territorio del Cxab Wala Kiwe.

La minga indigena e popolare

16. La minga indigena e popolare è il nostro rapporto alla mobilitazione popolare colombiana, è nostra figlia, però già non ci appartiene; cammina da sola però noi ne siamo anche responsabili per ciò che farà. Ora è di tutti i colombiani e colombiane che condividono la sua proposta. Nel quadro delle mobilitazioni di ottobre e novembre 2008, la minga ha delineato il suo contenuto in modo chiaro:
A il rifiuto del libero commercio e la difesa della sovranità;
B il rifiuto del terrore, della guerra e della violazione dei diritti umani espresso nel Plan
Colombia e la politica di sicurezza urbanista, la rivendicazione del diritto alla verità, la
giustizia e la riparazione;
C la deroga di tutta la legislazione di privazione espressa nella politica di privatizzazione e di
invasione del territorio e di espropriazione delle risorse naturali;
D il compimento degli obblighi dello stato al livello nazionale e internazionale –in particolare
la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei Popoli Indigeni- il compimento degli
impegni e degli accordi con organizzazioni sociali, il compimento della parola;
E la creazione di meccanismi di sovranità, di pace e di convivenza. Questo principio di
agenda popolare alternativa è condivisa sempre più dalle organizzazioni sociali e popolari.
Siamo contenti del fatto che questa proposta vada aderendo poco a poco e che vada
alimentandosi con l’apporto di altre organizzazioni e altri pensieri. Questo ci obbliga a
avere molta più responsabilità con la sua proiezione.

17. La minga indigena e popolare è la nostra ri-unione con altri settori sociali con i quali abbiamo condiviso il proposito di rafforzare i processi di resistenza. Abbiamo “caminado la palabra” per costruire una coscienza con loro e anche nelle comunità indigene e in altri villaggi dove abbiamo rafforzato con la minga le nostre azioni collettive, il nostro pensiero di reciprocità, la nostra formazione politica. La minga è il nostro modo di lavorare, di vivere, di pensare, di studiare, di ricercare, di trasformare, di stare e sognare tutti insieme, uomini e donne.

18. Nel II Congresso dell’ACIN abbiamo ratificato il nostro impegno con la Minga Indigena e Popolare. Ci siamo convocati insieme agli altri settori e organizzazioni sociali che fanno parte di questa, al Congresso dei Popoli e alle Giornate di Azione e Mobilitazione Popolare che dovranno realizzarsi nel mese di ottobre di quest’anno.

19. Con tale dichiarazione e con i mandati per i tejidos dell’ACIN continuano a rafforzare i principi della nostra organizzazione: Unità, Territorio, Cultura e Autonomia. Che lo Spirito della Nostra Madre Terra ci guidi lungo il cammino per continuare a resistere.


Tacueyó, 27 Febbraio 2009
a 38 anni dalla nascita del nostro Consiglio Regionale Indigeno del Cauca CRIC


autore: Segunda Minga de Pensamiento
traduzione: Maria Alessandra Putzu Colombia Vive (sezione Firenze, Rete Italiana di Solidarietà Colombia Vive!)

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