giovedì 5 febbraio 2009

Non vogliamo un decreto sicurezza, vogliamo un decreto solidarietà!

In questi giorni è in discussione al Senato il decreto sicurezza (A.S. 733 Disposizioni in materia di sicurezza pubblica). Il Governo afferma che l'approvazione avverrà in tempi brevi. Questo testo di legge contiene, a nostro avviso, una serie di proposte discriminanti nei confronti di immigrati in particolar modo clandestini.

Questi i punti maggiormente criticabili del provvedimento in esame:

 introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato: provvedimento inutile in quanto non facilita le espulsioni né incide sul problema dell’effettività delle stesse; l’irregolare già oggi può essere fermato, identificato ed espulso: il procedimento penale costituirebbe soltanto un aggravio delle procedure ed un aumento dei costi per lo Stato. Né si può pensare che possa costituire un valido deterrente per chi è disposto anche a rischiare la propria vita pur l’opportunità di un futuro migliore;
 aumento dei tempi di permanenza dello straniero nei Centri di Identificazione e Espulsione: si prevede che il trattenimento dello straniero espellendo nei Centri di Identificazione ed Espulsione (già CPT) per un periodo fino a 18 mesi. Un simile drastico allungamento del periodo di trattenimento (oggi il massimo è 60 giorni) sembra mutare la natura stessa del trattenimento trasformandolo da incidente nell’esecuzione materiale dei provvedimenti di allontanamento da eseguirsi con accompagnamento alla frontiera in un periodo di potenziale e ripetuta forma di detenzione di lungo periodo, eseguita in modo speciale e al di fuori di istituti penitenziari;
 introduzione di una tassa di 200 euro (prima era di 72) per il rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno: un momento in cui si auspica una riduzione del carico fiscale - appare del tutto ingiustificata ed eccessivamente vessatoria (si pensi, ad esempio, ad una famiglia i cui componenti devono rinnovare il permesso di soggiorno ogni 1-2 anni) andando ad aumentare in modo spropositati i costi già elevati che già oggi lo straniero deve sostenere (70 euro) a fronte di servizi amministrativi del tutto inefficienti e che presentano ritardi e tempi burocratici elefantiaci (oltre 1 anno per il rinnovo del permesso, dopo interminabili code all’ufficio immigrazione);
 introduzione del permesso di soggiorno a punti: i requisiti per la permanenza ed il soggiorno dello straniero sono già stabiliti in maniera molto rigorosa dal testo unico sull’immigrazione (assenza di reati ostativi, reddito minimo, ecc.) e verificati in occasione del rilascio e del rinnovo del permesso, senza necessità di un ulteriore inutile e gravoso meccanismo;
 divieto di matrimonio per lo straniero irregolarmente soggiornante: la proibizione assoluta e generalizzata del matrimonio del cittadino straniero, unicamente a causa della mancanza di un documento attestante la regolarità del soggiorno nel territorio italiano, costituisce una ingerenza sproporzionata e non giustificata dello Stato rispetto all’esercizio di un diritto che l’ordinamento internazionale riconosce come personalissimo e fondamentale;
 necessità per lo straniero di esibire il permesso di soggiorno per i provvedimenti relativi agli atti di stato civile: verrebbero limitati in maniera del tutto ingiustificata, per gli stranieri irregolari, alcuni diritti personalissimi e fondamentali, in particolare inerenti allo stato civile, quali, ad esempio, la possibilità per il genitore di riconoscere il proprio figlio;
 limitazioni alla possibilità, per i minori non accompagnati, di ottenere un permesso di soggiorno al compimento della maggiore età: l’esclusione dei minori non accompagnati che sono entrati in Italia dopo il compimento dei 15 anni da ogni prospettiva di inserimento legale, infatti, scoraggerebbe questi ragazzi dall’emergere dalla clandestinità e dal seguire un progetto di integrazione scolastica e lavorativa;
 necessità del requisito dell’idoneità igienico sanitaria dell’alloggio ai fini dell’iscrizione anagrafica: verrebbe negata l’iscrizione anagrafica di persone effettivamente ed abitualmente dimoranti nel territorio comunale, specialmente dei più indigenti, con gravi conseguenze rispetto all’integrazione civile, sociale e sanitaria delle persone presenti sul territorio;
 restrizione del diritto alle cure mediche con l’introduzione dell’obbligo per i medici e gli operatori sanitari di denunciare gli immigrati irregolari che chiedono di essere curati: l’attuazione di questa eventuale modifica normativa creerebbe una barriera insormontabile per l'accesso alla sanità e inoltre una 'clandestinità sanitaria’, pericolosa per l'individuo e per la collettività. Le conseguenze potranno essere disastrose, anche per la salute pubblica: invisibilità di una popolazione sottratta ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo; produzione di percorsi al di fuori dei sistemi di controllo e di tutela della sanità pubblica (rischio di aborti clandestini, gravidanze non controllabili, minori senza assistenza).

A questi si aggiungono i provvedimenti ventilati dell'istituzione di classi ponte, di una super tassazione delle aziende di proprietà di extra comunitari, della retrocessione agli ultimi posti nelle liste di assegnazione delle case popolari: nel complesso il risultato è di chiudere ogni accesso alla vita sociale e rendere ancora più precaria, dolorosa e difficile la situazione di migliaia di persone, esseri umani come noi, diversi solo per lo stato di povertà ed il colore della pelle. In questo modo non si affrontano i problemi della convivenza e dell'immigrazione: si indicano all'opinione pubblica dei colpevoli e si crea un clima in cui il razzismo prende forza.
Invitiamo a riflettere sul fatto che si destinano al contrasto dell'immigrazione clandestina da due a tre volte le somme che si spendono per le politiche di accoglienza e d'integrazione e che, al di là delle dichiarazioni d’intenti, non si è mai pensato in maniera approfondita ad una azione per affrontare il problema alla base, a risolvere cioè la causa e non a combattere l'effetto.
La fame, da sempre, è molto più forte di qualsiasi legge e di qualsiasi muro ed è proprio per questo che chi ha fame continuerà a credere nel “miraggio europeo”.

Se questa legge verrà approvata avrà come effetto non di eliminare la clandestinità o i problemi derivanti dalla convivenza, ma di rendere i nostri fratelli immigrati ancora più disperati, invisibili: sarà così ancora più difficile accoglierli, incontrali, viverci. E' vero che stiamo attraversando un periodo di crisi economica: significa forse che dobbiamo scegliere egoismo e discriminazione per uscirne o che dobbiamo mobilitare le migliori risorse di solidarietà generosità e coraggio che abbiamo come popolo italiano? Non vogliamo un’ulteriore iniezione di incomprensione, di paura e di odio nel corpo del nostro paese.

Pertanto proponiamo di esporsi in prima persona con un atto di disobbedienza civile e di dichiarare pubblicamente nelle piazze delle nostre città la nostra contrarietà al decreto sicurezza attraverso l'impegno a contrastarne gli effetti in caso di approvazione.

Sappiamo che in momenti come questi non è facile uscire dal silenzio e dallo sconforto.
Invitiamo medici, insegnanti, sindaci, amministratori e cittadini a dichiarare pubblicamente la propria obiezione di coscienza alle norme discriminanti del decreto sicurezza.

Dichiarazione di solidarietà
Ti invitiamo a DICHIARARE PUBBLICAMENTE la tua obiezione di coscienza alle norme discriminanti contenute nel decreto sicurezza, che potrai esprimere:

 contribuendo a raccogliere la somma corrispondente all'aumento di spesa per rinnovare il permesso di soggiorno per una persona immigrata;
 sostenendo nelle forme possibili i medici che si rifiuteranno di denunciare gli immigrati irregolari;
 contribuendo a sostenere operai, elettricisti ed idraulici che saranno disposti a prezzo solidale a rendere abitabili le case di immigrati;
 rendendoti disponibile a collaborare con chi, associazioni e privati, sostiene il peso dell'accoglienza e della solidarietà e si impegna per il superamento delle discriminazioni nella scuola, nel lavoro, nella sanità, con chi è immigrato in Italia.

Per informazioni:
http://decretosolidarieta.blogspot.com/

Per adesioni inviare una mail a: decretosolidarieta@gmail.com

Proponiamo di organizzare momenti pubblici nelle nostre città in cui le persone dichiarino il loro impegno per la solidarietà e non per la discriminazione e proponiamo un segno visibile per questa scelta: due straccetti di stoffa, uno bianco ed uno nero, intrecciati, da portare al polso o attaccati ai vestiti.

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