mercoledì 3 settembre 2008

India: La Tata va a casa!



Vincono i contadini di Singur. Il popolo del West Bengala festeggia una storica vittoria - 03/09/2008

Questa volta è vero. La notizia è stata diramata ieri sera in India quando da noi era già notte.

Tata goes home.

Questa volta è vero. La notizia è stata diramata ieri sera in India quando da noi era già notte. Dichi na debo na, questa volta è vero. Una volta tanto è successo: il topolino è riuscito a spostare la montagna. Una volta tanto lo slogan Incredible India vale anche per i contadini di Singur e per noi, per tutti e ciascuno di noi che in modi diversi, con gradi diversi di partecipazione, indignazione, identificazione, incredulità, rassegnazione (a seconda delle fasi e dei momenti) si sono sentiti vicini a questa scena così lontana – ma così (ce lo siamo detto tante volte) anche ‘nostra’, per gli interessi che il nostro paese aveva ‘posizionato’ nella regione e in particolare per quelli di mamma-Fiat sul progetto Nano-car e più complessivamente per la Joint venture a tutto campo che la lega a Tata Motors.

Tata Motors ha quindi deciso di abbandonare al suo destino la Nano-fabbrica. La motivazione ufficiale ha un che di nobile, molto in stile con la retorica del suo patron. Ratan Tata ha detto che non se la sente di rischiare la vita dei suoi impiegati. Ricordiamo a chi ci legge e che magari non sa delle ultimissime puntate, che dal 24 agosto, dopo settimane di tira e molla in cui il fronte contadino aveva offerto numerose possibilità di negoziato e si era in un paio di occasioni confrontato nella sede del Governo del West Bengala, il movimento aveva messo in atto quanto peraltro annunciato più volte in precedenza: aveva cioè posizionato lungo l’intera recinzione, 21 picchetti diversi per impedire l’accesso alla fabbrica, sui terreni requisiti. Oltre 10 km di blocchi, che hanno reso impossibile l'accesso agli stabilimenti per chiunque volesse continuare a lavorare. Un’adunata oceanica (come dicono le foto) ma anche composta, senza episodi di violenza, che però aveva già determinato da cinque giorni il blocco completo delle attività. Ieri sera appunto la notizia che Tata esce di scena. E accanto all’impressione immediata di vittoria, non possiamo non avvertire anche quella dello scoramento. Perché non c’è alcuna consapevolezza in questa uscita, non c’è (di nuovo) alcun riconoscimento per le rivendicazioni del fronte avversario, non c’è alcuna considerazione per il costo altissimo (per tutti) che quel giocattolo, quel “personal dream” che la Tata aveva tentato di spacciare per “la macchina del popolo”.

Al contrario: ci sono 350 milioni di dollari per impianti già di fato operativi, c’è una cattedrale industriale nuova fiammante nei fertilissimi terreni prima coltivati da oltre 20.000 contadini, che presto sarà rottame da rivendere al mercato del riciclo. C’è un’esibizione di potere e di arroganza, c’è un cinismo, un’irresponsabilità, una tale e totale indisponibilità al confronto e persino al pragmatismo del business is business (persino contro i propri stessi interessi) che sconcerta, che ci lascia ennesimamente senza fiato. Capitalismo Indian style.

Il commento prevalente sui media indiani è ovviamente di lutto: per le magnifice sorti del West Bengala, per la tanto decantata Shining India, per il colpo inferto all'immagine di friendly environment for investors. Al lutto dei media se ne è già aggiunto stamattina uno vero: quello di un ex contadino, piccolo proprietario terriero, uno che aveva creduto nella convenienza di vendere e in un futuro migliore nell’industria invece che sui campi – e che infatti aveva visto premiati e sistemati tutti i suoi tre figli, promossi operai sulla Nano Car. Si è impiccato. Anche lui vittima collaterale di uno sviluppo molto shining ma senza un briciolo di umanità.

Un episodio che apre un’ennesima finestra nella storia: che cosa potrà succedere di qui in poi. Le azioni punitive sono già cominciate. Un recente messaggio di Anuradha Talwar parla di controlli di polizia, di manifestazioni pro-fabbrica, di rabbia tra coloro che il sciur parun ha abbandonato e che si riverserà su coloro che l’hanno fatto scappare.

Proprio Anuradha Talwar sarà in Italia dal 5 a 10 settembre per una serie di incontri sul caso Singur e sulle lotte dei movimenti sociali indiani. Vai all'agenda delle iniziative

Chiudiamo quindi questa nota di vittoria con toni di viva preoccupazione: che Singur non debba precipitare in un’altra Nandigram, seguendo la stessa dinamica. Vittoria di popolo seguita dal più orrendo copione di vendetta tra le fazioni che la violenza dello sviluppo ha nel frattempo creato.

Dichi na debo na: sono si sono in effetti mai arresi. E la montagna se ne è andata.

Ma la pace, anche modesta, anche relativa, che un tempo c’era, non tornerà più.

Daniela Bezzi
per A Sud

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