martedì 12 maggio 2009

SI CHIUDONO LE INDAGINI NEI CONFRONTI DI 66 MILITARI IMPLICATI NEL MASSACRO DI SAN JOSE DE APARTADO E TIERRALTA


da "Semana", venerdì 8 maggio 2009

Il Procuratore che ha svolto le indagini su un
capitano, 10 sottufficiali, e 55 soldati non ha riscontrato elementi
sufficienti per accusarli. Ma per questo caso sono stati portati in
giudizio altri 10 militari e quattro paramilitari.

Quattro anni dopo i due massacri più ripugnanti commessi da paramilitari con l'aiuto di membri dell'esercito, la Procura ha decretato che 66 militari dei quasi
80 implicati nell'indagine, non hanno partecipato agli omicidi dei cinque adulti e dei tre bambini avvenuti nel municipio di San José de Apartado', Antioquia, e a Tierralta, dipartimento di Cordoba.

Secondo la deliberazione emessa da un procuratore dei Diritti Umani, non ci
sarebbero riscontri sufficienti per accusare il capitano Umana, 10 sottufficiali e 55 soldati appartenenti al battaglione di controguerriglia No.33 "Cacique Lutaima" facente parte della Brigata XVII dell'Esercito, accusati, tra le altre cose, di omicidio aggravato, terrorismo e associazione a delinquere.

Uno degli avvocati delle vittime ha dichiarato a "Semana.com" che questa decisione sarà portata in appello poichè, anche se questo gruppo di militari non avesse
partecipato direttamente alla mattanza, ha comunque avuto contatti permanenti con il Battaglione Velez, che pare sia quello che perpetrò il massacro.

Le indagini compiute hanno appurato che quel 21 febbraio 2005 il gruppo militare partì in direzione della fazione di Las Nieves (nel nord di Antioquia) guidato da un paramilitare detto "Melaza", vecchia conoscenza dei militari e che in quell'occasione portava un travestimento e aveva con sè un fucile d'ordinanza. Però non sarebbero stati nel luogo dove furono assassinati il leader contadino Luis
Eduardo Guerra Guerra, sua moglie Beyanir Areiza e suo figlio Deyner Andrés Guerra Tuberquia (vedi "Perchè ammazzarono i bambini?"). Non arrivarono neanche nel punto esatto dove furono squartati, a la Resbalosa (parte sud occidentale di Cordoba), Alejandro Pérez, Alfonso Bolivar Tuberquia, sua moglie Sandra Milena Munoz Pozo e i suoi piccoli figli Natalia e Santiago.

"Testimoni portati da alcuni paramilitari del gruppo "Eroi di Tovalà" hanno permesso di stabilire che all'incursione armata non parteciparono membri del menzionato
battaglione, ma che tuttavia esisterebbero responsabilità di alcuni militari del Battaglione di Fanteria appartenenti alla stessa brigata", segnala la Procura.

Il Battaglione Velez era al comando del colonnello Orlando Espinosa e del maggiore José Fernando Castano, i quali si riunivano frequentemente con i paramilitari e che sembra abbiano coordinato il massacro per vendicare un attacco delle Farc avvenuto
all'epoca e nel quale morirono un ufficiale e 18 soldati.

Di appartenenti a questo battaglione sono già stati citati in giudizio 10 militari, tra i quali il colonnello, il maggiore, due tenenti e seisottufficiali. Ed anche quattro paramilitari, tra i quali Diego Fernando murillo Bejarano, alias "Don Berna", ex comandante del Bloque Cacique Nutibara.

Per questi fatti sono in carcere Uber Dario Yanez Cavadias, alias "Comandante 21"; Joel José Vargas Florez, alias"Pirulo"; e Jorge Luis Salgado David, alias "Kiko", i quali hanno ammesso le loro responsabilità nei confronti delle accuse di crimini
consistenti in: omicidio di persona protetta, atti di barbarie e associacione a delinquere. Queste accuse sono state ammesse anche dal capitano dell'Esercito Nazionale Guillermo Armando Gordillo Sanchez.

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