sabato 11 luglio 2009

Tutti siamo Molano

Il prossimo 15 luglio alle 09:00, ci sará l’udienza finale nel processo che per ingiuria e calunnia si realizza a Bogotá contro il giornalista, sociologo ed scrittore Alfredo Molano. In quel giorno, il giudice David Ernesto Vega Rincón annuncerà la sua decisione in un giudizio orale.
L’udienza è pubblica e avrà luogo alla Corte Penale Municipale di Bogotá, situata nella Carrera 29 No. 18A-67 (Juzgados de Paloquemao), Blocco C, Piano 4, Aula 2.

Nell’udienza, la Fiscalía esporrà inizialmente le sue accuse.

Successivamente interverrà la diffesa di Molano, appoggiata sulle argomentazioni dell’ex vicepresidente di Colombia Humberto de la Calle Lombana, dell’ex presidente della Corte Constitucional y dell’ex candidato alla presidenza di sinistra Carlos Gaviria Díaz, dell’ex direttore del servizio di intelligence civilel (D.A.S. in sigla) e l’editorialista del quotidiano El Espectador Ramiro Bejarano Guzmán e del poeta Juan Manuel Roca Vidales, Premio Nazionale di Poesia, Premio José Lezama Lima concesso dalla Casa delle Americhe, da Cuba, e Premio Casa de América de Poesía Americana, della Spagna.
Esporranno in difesa di Molano anche i periti Adriana Camacho, esperta di grammatica, il linguista Pablo García e il giornalista Alberto Salcedo Ramos, che ha conquistato questo mese il Premio Excelencia Periodística 2009, concesso dalla Soceità Interamericana di Stampa.

Antecedenti del giudizio contro Molano

Lo scorso 11 de marzo si è conclusa l’udenza preparatoria di questa azione penale contro l’autore del pezzo giornalistico “Araújos et al”, pubblicato il 25 febbraio del 2007 nel quotidiano di Bogotà El Espectador.

Molano ha pubblicato “Araújos et al” quando la Corte Suprema di Giustizia ha iniziato ad allentare il cordone ombelicale che unisce i capi elettorali della Costa Atlantica con i loro rispettivi capi paramilitari.

“Araújos et al” fa da breve resoconto storico di quello che è stato, fin dai tempi del Colonialismo, il dominio economico, politico e sociale del notablato in questa regione del nord della Colombia.

Quattro giovani membri del clan Araújo del dipartimento del Cesar, nella regione atlantica, hanno affermato che le opinioni di Molano, scrittore pubblico, hanno fatto allusione a loro e hanno fatto ricorso alla Fiscalía General de la Nación (al Pubblico Ministero) per cercare di far tacere un punto di vista differente dal loro.
La domanda per calunnia e ingiuria rivolte contro Molano cercano di ottenere un precedente giuridico che ristabilisca il delitto di opinione in Colombia. Cerca di addomesticare la stampa, coartando la sua iniziativa e la sua creatività, al fine di poter addomesticare l’opinione pubblica, un precedente che, al suo fiorire, sfocerà in un’inevitabile dittatura.

In Colombia si sta facendo strada la consuetudine di cercare d’intimidire, attraverso ricorsi giuridici, i giornalisti e i difensori di diritti umani le cui opinioni e le cui denunce risultino scomode per la buona immagine che alcuni settori della classe dirigente vogliono proiettare di loro stessi.

Coincidenze inquietanti

Il giudizio che si avanza contro Alfredo Molano registra alcune inquietanti coincidenze.
Il 17 aprile, un fiscal (pubblico ministero -PM) specializzato dell’Unità Nazionale contro il Sequestro e l’Estorsione ha pronunciato l’accusa per presunto sequestro estorsivo aggravato contro l’ex governatore del Cesar, Álvaro Araújo Noguera, e suo figlio, l’ex senatore Álvaro Araújo Castro, familiare prossimo di coloro che avanzano la denuncia contro contra Molano.

Il PMha affermato che entrambi i membri del clan Araújo sarebbero stati denunciati davanti alla Corte per sequestro e, in coincidenza con questa decisione, l’udienza finale di giudizio nel caso contro Molano, che era prevista inizialmente per il 22 aprile, è stata sospesa due volte.
Il 4 luglio, un PM delegato di fronte alla Corte Suprema di Giustizia ha esonerato due politici per le accuse di sequestro. Araújo Noguera è stato liberato, tuttavia l’ex senatore Araújo Castro continua ad essere in carcere per i suoi presunti legami con i paramilitari.

Due giorni dopo questa decisione è stata convocata l’udienza di fine giudizio contro
Molano, che è stata fissta per mercoledi’ 15 luglio.


Principi giuridici

Secondo l'eminente giurista Carlos Rodriguez- Mejia, consulente di diritti umani, la tipicizzazione dell'ingiuria e della calunnia che si fa in Colombia, è in contraddizione con il principio di legalità e con la libertà d'espressione riconosciute dalla Convenzione
Americana sui Diritti Umani, soprattutto per quello che è affermato nell'articolo 13 di detta Convenzione.

L'articolo 13 della Convenzione, inerente alla Libertà di Pensiero e d' Espressione, stabilisce che " ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero e di espressione. Questo diritto comprende la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee di ogni tipo", anche se poi soggette a responsabilità stabilite dalla legge.

In Colombia queste responsabilità sono penali, e non civili.

"Secondo la giurisprudenza della Corte Interamericana sui Diritti Umani", ha ricordato Rodriguez- Mejia, " in una società democratica le sanzioni penali per i giornalisti si possono assumere solo come misura ultima ed estrema", ed in modo tale "che non contravvengano alla libertà d'espressione nè alla libertà d'opinione e di critica a queste inerente".

Il giurista Rodriguez-Mejia, il quale segue, per il Sistema Interamericano di Giustizia, vari dei casi più delicati occorsi in Colombia, ha anche sottolineato che" il giornalista non è dovuto a dimostrare che le sue affermazioni sono certe, ma solo che ha fatto un ragionevole sforzo per
sostenere le sue affermazioni".

" Nel caso di Alfredo Molano, la sua traiettoria e le spiegazioni che ha fornito dimostrano questo ragionevole sforzo", ha aggiunto Rodriguez -Mejia, e rivelano che " la sua intenzione non è stata quella di addossare a terzi condotte delittuose nè quella di diffamare nessuno".

Secondo il giurista, l'intenzione di Molano, nello scrivere l'articolo oggetto dell'istanza, è stata quella di tirare in ballo, in un contesto politico determinato, alcune annotazioni, risultato delle sue osservazioni di storico e sociologo.

Per questo il giudizio contro Molano è un giudizio contro le sue opinioni e " non si può accettare che un'opinione sia oggetto di sanzioni".

La Federazione Colombiana dei Giornalisti, FECOLPER, ed il Centro di Solidarietàdella Federazione Internazionale dei Periodisti, CESO-FIP, nella sua relazione del 2008, registrano che " l'incalzamento giudiziario continua ad essere uno dei principali fattori di autocensura e di pressione diretta nei confronti dei giornalisti, allo scopo di limitarne le indagini. In Colombia va diffondendosi la pratica di pressioni ai giornalisti per mezzo di azioni giudiziarie, come
denuncie penali o calunnia o ricorso alla difesa (azione di tutela) . Senza dimenticare di indagini contro giornalisti per presunti vincoli con gruppi armati illegali, svolte a scopo d'intimidazione".

La FECOLPER e la FIP stanno anche promuovendo un progetto di legge per il quale la calunnia e l'ingiuria escano dall'ambito penale e passino a quello delle responsabilità civili, ed avvertono che " la penalizzazione dell'ingiuria e della calunnia hanno portato in molti casi a un non pronunciamento dell'opinione pubblica".

" Quando si diffonde un'informazione falsa o inesatta che possa danneggiare una persona o un gruppo di persone, si produce l'obbligo civile di riparare i danni causati e il dovere costituzionale di rettificare", riconoscono entrambe le organizzazioni di giornalisti, "ma comunque la penalizzazione dell'ingiuria e della calunnia non è necessaria".

L'obbligo dello Stato di proteggere i diritti dei cittadini viene compiuto in modo soddisfacente stabilendo una protezione contro gli attacchi intenzionali all'onore e al buon nome senza bisogno che lo Stato ricorra al diritto penale", dichiarano anche le due Federazioni.

In Colombia, secondo la Costituzione, non esiste la censura preventiva. Nel caso, il giornalista deve rispondere di quello che ha scritto dopo che l'informazione sia stata diffusa, il che è coerente con quanto affermato dal menzionato articolo 13 della Convenzione Americana e con i principi 5 e 7 della DICHIARAZIONE DEI PRINCIPI SULLA LIBERTA' d'ESPRESSIONE, che fanno parte della legislazione interna o blocco costituzionale.

La Dichiarazione dei Principi è stata adottata dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani della OEA, a tergo della Relazione Speciale per la Libertà d'Espressione.

Il Principio n.10 di questa Dichiarazine stabilisce che:" La protezione della reputazione deve essere garantita solo per via di sanzioni civili, nel caso che la persona offesa sia un funzionario pubblico o persona pubblica o particolare che si sia inserita volontariamente in questioni d'interesse pubblico. Inoltre, in questi casi, deve essere provato che la diffusione delle notizie del comunicatore abbia avuto l'intenzione d'infliggere danno o pieno conoscimento del fatto che si stavano diffondendo notizie false o che si sia agito con manifesta negligenza nella ricerca della verità o falsità delle stesse".

1 commento:

Anonimo ha detto...

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